Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

lecitato da Filippo Turati al quale il regicida si era rivolto, assunse senza esitazione la difesa del Bresci davanti ai giurati della Corte d'Assise di Milano, pronunciandovi, fra vivaci contrasti coi. giudici e frequenti mormorii ostili del pubblico composto quasi esclusivamente di agenti e funzionari di questura, un'arringa rimasta famosa.17 Separatosi dagli anarchici nel 1897 dopo una lunga e appassionata ma sempre corretta polemica col suo vecchio compagno Errico Malatesta, dalla quale non uscl guastata un'amicizia che durò tutta la vita, era entrato, verso la fine del 1899, nel partito socialista col suo personale e coerente, anche se non sempre compreso, orientamento teorico. Polemizzò nel 1901 con Filippo Turati, dissentendo dal suo indirizzo politico e allargando la discussione da questioni tattiche e contingenti ai problemi della dottrina socialista; ed in questa occasione pubblicò l'opuscòlo di 40 pagine « Collettivismo, lotta di classe e... Ministero! (Controreplica a F. Turati)», edito dal Nerbini di Firenze. Partecipò ad alcuni congressi del partito, in uno dei quali, quello di Imola del 1902, non poté, in un primo momento, svolgere le sue tesi preferite, a causa del contegno intol- ·1erante di non pochi congressisti, redarguiti dagli on.li f"'erri e Pescetti, che intervennero in sua difesa. Fu anche candidato alle elezioni politiche del 1904. Uscito dal movimento anarchico e non capito dai socialisti del partito, scevro com'era d'ambizione per~onale, finl col ritirarsi dalla vita politica attiva, ma restò sempre saldo nelle sue convinzioni. « Egli - scriverà di lui Errico Malatesta, il vecchio compagno di un tempo e amico di sempre, in un articolo commemorativo apparso nel 1931 sull'Almanacco Libertario di Ginevra - che aveva voluto riunire 17 « Avendo viaggiato tutta la notte, il Merlino s'apparta a dormire mentre si ascoltano i testi; poi, però, si batte come un leone in quella galoppante giornata, col presidente che interrompe volentieri e invita « a mantenersi strettamente nei _limiti della causa» e con un pubblico di funzionari e di guardie di pubblica sicurezza» (Ugoberto Alfassio Grimaldi, « Il re buono», Feltrinelli, 1970). 2i Biblioteca Gino Bianco

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