Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

• dei prodotti (il chilo di pane, per esempio), ed in ragione di questo rapporto esegue i cambi. Ora questa organizzazione unitaria della produzione è insostenibile e dev'essere abbandonata, perché essa ci toglie la visuale della vera organizzazione jocialistica. Il Landry, che è scrittore socialista, nella recente sua opera (« L'utilité sociale de la propriété individuelle », Paris, 1901, pag. 291) dimostra che, nella città socialista, il prezzo di ciascun prodotto non potrebbe dipendere, come vogliono i collettivisti, dalla quantita di lavoro incorporato in esso, ma dovrebb'essere determinato sempre dalla domanda e dall'offerta. 1 E confuta le ragioni dei colle.ttivisti. Questi credono che il gioco dell'offerta e della domanda sia la causa ultima del pauperismo e dello sciopero e dello sperpero attuale delle ricchezze, mentre la causa è nell'appropriazione dei mezzi di produzione da parte dei privati. Di più essi credono di introdurre la giustizia nella distribuzione delle ricchezze. Ogni lavoratore sarà pagato con buoni, in proporzione delle ore di lavoro che egli avrà dato; i beni saranno stimati in ragione della quantità di lavoro che sarà stata impiegata a produrli; quindi quegli che nel mese avrà lavorato n ore, avrà diritto al prodotto di n ore di lavoro sociale, e così ciascun operaio riceverà il prodotto integrale del suo lavoro, e 1~ gisutizia trionferà. Disgraziatamente, osserva il Landry, questa maniera di stabilire i prezzi non avrebbe necessariamente il risultato che se ne aspetta. Prodotti che costano la stessa quantità di lavoro, possono avere utilità inegualissime; e quello 1 Alla teoria collettivista il Landry obbietta: 1 °) éhe Marx dà come primario un fatto che in realtà è ·derivato. Il valore delle ·merci è determinato dalla loro utilità e indirettamente dalla difficoltà di procacciarsele. Quindi le cose che non costano che del lavoro si cambieranno in ragione del costo. Ma questa è una conseguenza; 2°) che il fatto ·considerato da Marx è ben lungi dall'essere così generale come Marx suppone. I beni nel valore dei quali entra la rendita, sono la immensa maggioranza, mentre nella dottrina marxista figurano come eccezioni. Dappertutto si trovano rendite più o meno elevate; la concorrenza perfetta, quella che sarebbe necessaria perché il valore dei beni si misurasse nel modo che dice Marx, non si trova in ·nessun luogo~ 373 Biblioteca Gino Bianco

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