le sue parti; anche perché nel sistema capitalistico il monopolio cacciato dalla porta, rientra dalla finestra. Se si riuscisse a « cooperativizzare » tutte le fabbriche e lo scambio dei prodotti, i baroni della finanza, del cotone, del grano, ecc. e i loro emissari nei vari paesi avrebbero egualmente modo d'imporre taglie vistosissime sui lavoratori. Il monopolio quanto perde in estensione, tanto guadagna in intensità; e può concentrarsi in un punto solo, per esempio nei cambi delle valute o nei noli: e di là avventare il suo veleno e attirare a sé la miglior parte della ricchezza prodotta. Di esso si può dire come dei gesuiti: aut sit uti est, aut non sit. Gli sperperi dell'economia capitalistica (spese di réclame, di commessi viaggiatori, per botteghe di rivendita al minuto, per fabbricazioni di tipi diversi delle stess·e merci, per la distruzione di aziende rivali e dei prodotti esuberanti, dumping e speculazione al rialzo e al ribasso, ecc.) hanno suggerito recentemente a non pochi e~onomisti e uomini di Stato l'idea di « eliminare la concorrenza interna » nelle industrie, costituendole in sindacati obbligatori (si cita ad esempio il consorzio zolfifero siciliano), coordinati insieme per la ripartizione e specializzazione del lavoro. Lo Stato interverrebbe a facilitare gli accordi e ad impedire gli eccessi del monopolio che nascerebbe da una tale « orga11izzazionecoattiva » della produzione. 1 Gli eccessi del monopolio! Quale eufemismo! L'eliminazione della concorrenza interna (quanto a quella estera sappiamo quel che pensarne: i grandi monopoli internazionali delle materie prime e i dazi doganali di protezione, il sistema coloniale - ecco la concorrenza!) avverrebbe mediante la trasformazione - obbligatoria - delle aziende industriali private in corpora1 Rathenau, « L'Economia Nuova», Bari, Laterza, 1920. V. Scialoja, << I problemi dello Stato italiano dopo la guerra», Bologna, Zanichelli, 1918. A. Rocco, « Il momento economico-sociale», in Politica, aprile 1919. Un raf- , fronto interessante si potrebbe fare col progetto del De Molinari, « L'évolution politique et la Révolution », Paris, 1884, pag. 387 e seguenti. 356 Biblioteca Gino Bianco
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