do il monopolio, che sperpera e intralcia e avvelena la produzione e distribuzione delle ricchezze fra i vari lavoratori. No, non è necessario il proprietario, perché la terra sia coltivata e produca: né il capitalista, perché la fabbrica agisca e l'operaio lavori. Non è necessaria la moltitudine di intermediari e incettatori grossi e piccini, perché avvenga il continuo approvvigionamento e rifornimento dei mercati. Non sono necessari grandi banchieri e borsisti e « re » del grano, del petrolio, del rame, del ferro, delle strade ferrate, dell'oro e del carbone, perché le materie prime non manchino alle industrie, perché queste si perfezionino e rinnovino, e continui a m-uoversi il mondo economico e a girare sopra se stesso. Non è vero che senza codesti « dirigenti » l'umanità precipiterebbe nel disordine, nell'inerzia e nel nulla. È vero piuttosto che, liberandosi dal giogo del monopolio e riconoscendosi reciprocamente l'eguale diritto all'uso dei mezzi e strumenti di produzione, i lavoratori si sentiranno portati a lavorare con maggior lena e a godersi in pace i frutti del loro lavoro. IL MOVENTE ECONOMICO NELLA SOCIETÀ FUTURA. La condotta economica, è vero, non è determinata da motivi altruistici, ma ha per movente il soddisfacimento dei bisogni, cioè l'interesse. Ma non è detto che questo sia l'unico movente, né che· l'interesse capace di spingere l'individuo al maggiore sforzo o alla ricerca dei migliori mezzi di produzione o alla limitazione dei godimenti attuali in vista di maggiori godimenti futuri, sia esclusivamente quello dell'individuo non ad altro intento che all'accumulazione indefinita di ricchezze. Vi sono lavori, come quelli artistici, scientifici, le invenzioni, ecc., che hanno uno stimolo intellettuale e morale più che economico. E non è detto che il ·sentimento morale, l'amore del prossimo, il desiderio di procacciarsi la stima e l'affetto dei concittadini non possano suscitare tra i lavoratori un'emulazione benefica, più 349 Biblioteca Gino Bianco
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