alle dette differenze di produttività, ma si accresce di tutto ciò che il capitalista-proprietario riesce a estorcere al lavoratoreconsumatore, costretto a vendere a qualunque prezzo la sua forza di lavoro. La parte del lavoratore-consumatore è ridotta al minimo necessario dell'esistenza, tenuto conto bensl del grado di civiltà raggiunto dal lavoratore, dei bisogni che pertanto egli ha contratto, della forza di resistenza che egli può opporre allo sfruttamento capitalistico. Nel ·regime capitalistico l'economia ubbidisce, soggiace all'interesse predominante del capitalista. Le rendite, i profitti, i salari e i prezzi regolano la produzione e i cambi. È la rendita del proprietario (rendita politica,. non economica) che determina . quale parte del suolo dev'essere coltivata, quale coltura preferita. È il profitto e il sopraprofitto che stimolano il capitalista a dare a ciascuna parte del capitale non l'impiego socialmente più utile, ma quello per lui più remunerativo. È il tasso dei salari che determina la scelta (molto limitata invero) che fa l'operaio del lavoro. Sono i prezzi che decidono del co11sumo individuale. Sopprimere questi regolatori non si potrebbe, a meno che lo Stato non imponga a tutti la sua volontà, sopprimendo ogni iniziativa, irreggimentando e militarizzando contadini ed operai e costringendoli con la forza a lavorare a date condizioni, stabilendo d'autorità i prezzi, requisendo, confiscando, monopolizzando e limitando i consumi. Ma noi abbiamo sperimèntato nella recente economia di guerra dove conduce il sistema delle requisizioni, dei calmieri, dei razionamenti, dei divieti di esportazione e di vendita: ad accaparramenti e a commerci clandestini, lucrosissimi agli speculatori, esiziali per i consumatori, cioè per il pubblico. Non si può sopprimere la libertà, che è la molla spingente dell'attività economica come di tutte le altre attività, senza fare inaridire le fonti dell'economia. « La libera concorrenza - scrive il Pareto - è la condizione necessaria per ottenere il massimo · del benessere per l'individuo e per la specie », e chiude la sua 345 Biblioteca Gino Bianco
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