zione. Il partito socialista tedesco deve sottrarsi bensì, come vuole il Wollmar, alla tirannia della frase, ma deve anche evitare di cadere nel più inetto moderatismo propugnato dall'Heine» (Rivista critica del socialismo, 1899, pag. 240). A questo punto possiamo dire che l'evoluzione del suo pen- · siero è compiuta. Egli movendo da una posizione iniziale di socialismo anarchico, era giunto, attraverso un'intensa ricerca teorica di cui abbiamo sommariamente descritto le fasi più significative, ad una forma di socialismo democratico 12 con radici culturali nostrane, sostanziata di giustizia e solidarietà sociale e di libertà individuale e nettamente differenziata, sia negli aspetti economici che in quelli politici, dalla tradizione della socialde-- mocrazia tedesca d'ispirazione marxista. « Formes et essence du socialisme », in cui il Merlino fuse e rielaborò in modo originale la materia dei due libri precedenti, apparve in Francia con una lunghissima prefazione di Giorgio Sorel; il quale, più tardi, nelle « Confessioni » (Roma, 191O), dirà: « Il libro pubblicato da Saverio Merlino col titolo « Pro 12 Abbandonata l'idea dell'abolizione dello Stato, propria della dottrina anarchica, il Merlino diede al problema politico una soluzione democratica nel senso più esteso e radicale del termine, a delineare la quale posson bastare i passi seguenti: « ... Questi diritti e garentie, insieme con la libertà di pensiero, di parola, di stampa, di associazione e di domicilio, con la costituzione delle rappresentanze nazionali e col suffragio universale, hanno trasformato sostanzialmente lo Stato, che da dominazione diretta o graduata è diventato, e tende a divenire sempre più, la cosa di tutti, res-pubblica o commonwealth, la comunità dei cittadini, democrazia. Conseguentemente il potere, cioè la forza sovrastante e soverchiante che tiene soggetti i dominati ai dominatori, si converte in funzione o funzioni, delegate dalla sovranità popolare e sorvegliate e controllate da questa. E la legge non è più la volontà del Principe, il comando o il privilegio, ma norma generale elaborata dalla coscienza morale per l'equità dei rapporti tra gl'individui. Per noi il potere, in una democrazia, non può essere che unico e risiedere nel popolo. Quelli che si chiamano poteri non sono, o non dovrebbero essere, che funzioni. Il potere comincia oggi dove comincia l'abuso della funzione, l'arbitrio e la violenza. Certo questa trasformazione è lungi dall'essere compiuta ... Bisògna erigere intorno all'individuo delle fortezze inespu- . gnabili in cui egli rimanga invulnerato (libertà fondamentali), ma nello stesso tempo impedire che esso ne esca per aggredire il suo simile. E bisogna dar voce ed espressione al pensiero e alla volontà collettiva e dar forma all'azione collettiva. Ora, lo Stato non è altro; e la questione non è se esso debba essere mantenuto, ma come dev'essere costituito». 16 BibliotecaGino Bianco
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