Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

e confessa an1aramente ( « Socialisme et Philosophie », p. 202, nota) che egli non avrebbe mai potuto immaginare una tal cosa, scrivendo nel 1897. (Se egli sapesse che il Bernstein mi ha scritto, dopo aver letto « Formes et essence du socialisme », che è « perfettamente d'accordo con me, e, se non altrettanto recisamente, pure espone le stesse idee nel suo libro d'imminente pubblicazione », il poveretto ne farebbe una malattia!). Egli che, come appare dalle note apposte al suo libro, aveva preveduto tante cose ben più difficili a prevedere, non s'era neppure accorto nel 1897 che il Sorel, il Bernstein e il Croce compivano un'evoluzione che doveva condurli in brevissimo tempo a ripudiare in gran parte la teoria marxiana! Ma che colpa ci ho io in tutto questo, e perché il professor Labriola se la piglia con me, interpolando con un frizzo volgare al mio indirizzo le profonde sue meditazioni filosofico-socialiste? Ah! egli dice che « non prese mai sul serio le fantasie poliziesche che facevano di me uno spauracchio ». Lo credo bene: chi le ha dovute prendere sul serio sono io che ne ho sperimentati gli effetti. Eppure io non ho fatto nulla per eccitare a mio danno la fantasia dei po~iziotti. Nessuno ha udito dalle mie labbra discorsi incendiari; nessuno può dire che io mi sia dato l'aria di un terribile cospiratore. Ho fatto puramente e semplicemente il mio dovere, senza spavalderia, ma anche senza debolezza. E se la mia immeritata nomèa di rivoluzionario toglie il sonno al professor Labriola, ecco il consiglio che gli do, o piuttosto ·che avrei potuto dargli parecchi anni sono: cominciare a essere socialista a venti anni, considerando il socialismo come un'idea attuabile immediatamente, non come una cosa da venire fra parecchi secoli, mettersi a farne propaganda tra gli operai, non dalla cattedra, fino al giorno in cui si è cacciati in prigione, e tornarla a fare subito dopo esserne usciti, rinunciare all'agiatezza, all'esercizio d'una lucrosa professione, rassegnarsi a separarsi dalle persone più care per battere la dura via dell'esilio ... Se il professor Labriola avesse fatto altrettanto - e non è certo gran che - garantisco che non sarebbe ora ridotto a invidiarmi la misera riputazione di rivoluzionario che io mi sono procacciata molto mio malgrado. 318 Biblioteca Gino Bianco

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