• In una nota alla prefazione del suo libro, recentemente pubblicato a Parigi sotto il titolo « Socialisme et Philosophie », questo signore, fingendo di rivolgere la parola al Sorel, così scrive di me: « Come si può parlare di Crisi del marxismo a pròposito di un libro del lvf.erlino? Si è egli mai dichiarato marxista? ... Merlino è diventato, in questi ultimi anni, un ecclettico, possibilista, riformista, tanto meglio: ma perché Sorel non parla piuttosto di Crisi d'un anarchico? « Ho io bisogno di aggiungere che non ho mai preso sul serio le fantasie pòliziesche che per parecchi anni hanno fatto di Merlino uno spauracchio? e dimentico volentieri le lotte acerbe dei nostri anarchici contro il partito socialista che si formava in Italia intorno al Marxismo... Ma io mi riferisco al libro di Merlino « L'Italie telle qu'elle est », tutto pieno della tradizione di Bakunin, fondatore, secondo lui, del socialismo in Italia, e al suo opuscolo « Necessité et bases d'un'entente », Bruxelles, 1892, tutto vibrante di rivoluzione . prossima ». Il prof. Labriola dimentica volentieri molte altre cose, oltre alle lotte acerbe degli anarchici contro il partito marxista. Dimentica, per esempio, le lotte acerbe ed ingenerose di certi marxisti contro g~i anarchici. Dimentica che effettivamente fu Bakunin che fece in Italia (e in Ispagna) i primi proseliti al socialismo, strappandoli al partito mazziniano. (Il prof. Labriola parla e scrive di Bakunin col livore che portano i deboli e i pusilli ai grandi uomini d'azione, quale fu certamente Bakunin). Dimentica che i bakuninisti, fondatori delle sezioni italiane dell'Internazionale, accettarono - come ho spiegato àltrove - la dottrina economica di Marx e la divulgarono (V. il compendio de « Il Capitale» redatto dal Cafiero e pubblicato da La Plebe di Milano). Dimentica che il mio libro « L'Italie telle qu'elle est » fu scritto nello spirito della dottrina marxista ed altro non è che un tentativo d'interpretare la storia recente d'Italia coi · moventi economici della borghesia. Fu dopo di aver scritto questo libro che io, riprendendo a studiare « Il Capitale » di Marx, fui colpito dallo sforzo continuo del1'autore di ridurr~ a categorie logiche, a mere astrazioni i fatti economici, e concepii dei dubbi sulla corrispondenza della dottrina del valore coi fatti; e abbozzai una serie di articoli dei quali conservo 315 Biblioteca Gino Bianco
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