Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

ciale nel suo insieme, e non restringerlo a un duello fra operai e padroni. Il partito socialista si reclama rappresentante esclusivo della· classe lavoratrice, e questo è errore. Si occupa specialmente dell'organizzazione di questa classe, demandando al repubblicano il còmpito di accudire alla borghesia. E questa divisione di lavoro risponde a un antico pregiudizio, causa perenne di discordia nella democrazia. Conseguentemente guarda i problemi politici ed economici sotto un angolo visuale ristretto e quindi falso. Non c'è ragione al mondo perché il partito socialista, che tende alla trasformazione completa della società, non abbracci tutti i lati dell'organizzazione sociale e non fonda e coordini le varie tendenze innovatrici. Così integrato il socialismo, e tenendo d'occhio la sostanzialità della socializzazione dei mezzi di produzione, si può assegnare il vero valore di ciascuna riforma e foggiare un programma minimo completo in perfetta rispondenza al fine, un programma minimo non più minimo, perché sarebbe lo stesso programma· massimo concretato, rivestito di forme concrete, fatto vivere nel tempo e nello spazio, messo in rapporto con i bisogni più cocenti delle popolazioni. La formazione di questo programma pratico - e l'avvicinamento ad esso delle varie frazioni della democrazia sociale (dal repubblicano-socialista al socialista-anarchico) - io ritengo che sia il più importante compito nostro nell'ora presente. * La concezione classica del socialismo moveva dalla dottrina marxistica del plusvalore all'accentramento crescente del capitale, alla lotta di classe, alla crisi finale, per riuscire, attraverso la dittatura del proletariato, ad un vago collettivismo, ossia ad un ordinamento economico concepito come il contrapposto, nella forma, dell'ordinamento capitalistico. Da questa concezione i socialisti si sono venuti loro malgrado allontanando, avanti tutto per il progresso compiuto dalla scienza socio- * « Collettivismo, lotta di classe e... Ministero! », 1901, pagg. 12-14. 312 Biblioteca Gino Bianco

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