Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

• non è possibile che scompaia il dolore, lo sforzo, il desiderio. La vita non può concepirsi come un idillio perpetuo. La felicità, ripetiamo, si trova non solo nel piacere, ma anche nello sforzo, talora nello stesso dolore, nel sacrificio e soprattutto nel compimento del proprio dovere. Il ricco non è degno d'invidia soltanto, ma anche di compassione. Se fosse una necessità insita all'umana natura, se per far vivere e prosperare la società _ occorresse che il mondo fasse diviso in due parti - quelli che lavorano e quelli che consumano - non ce ne dorremmo. Nelle classi più umili si trovano uomini felici: e non è detto che i grandi miliardari siano gli uomini più felici della terra. La verità è forse nel contrario. Quello che regge il mondo è il sentimento di giustizia. È la ribellione all'ingiustizia che genera il progresso. È nel sentimento di giustizia che la coscienza _umana si acquieta. La giustizia assoluta non si raggiunge mai: ma approssimandosi ad essa gli uomini progrediscono, gli odi svaniscono e fiorisce la pace e la civiltà ·1: La parola di Cristo fu tutta una rivolta morale. La rivoluzione odierna, come la cristiana, è morale. _Vi è stato detto che è necessario che gli uni siano ricchi e gli altri poveri. E noi vi diciamo che tutti gli uomini debbono lavorare per vivere e che i mezzi di lavoro debbono essere messi - mediante opportuni provvedimenti sociali - a disposizione di tutt'i lavoratori. * Viene spontaneo alla mente, dopo la lettura del capitoletto, il versetto evangelico: « Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati ». * Frammento inedito. Anche qui il richiamo evangelico è suggerito non tanto dall'imitazione formale del Discorso della mantagna, quanto dalla pro• fonda aspirazione ad una superiore convivenza umana. 183 Biblioteca Gino Bianco

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