Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

vile, vedono un preteso rimedio proprio nei mali medesimi che intendono prevenire. Così, l'uguaglianza che noi desideriamo nella società, non è uniformità, non è neppure un'equivalenza di vantaggi, - poiché noi neghiamo la possibilità di valutare i nieriti e i godimenti. Non pensiamo affatto di dare ai Lapponi o agli abitanti di Londra ipotetici compensi per gli svantaggi del clima e della _ situazione di cui soffrono, in confronto agli abitanti della Ri- . viera Ligure. Compensi di tale specie solo la natura, i costumi, la società possono offrirli. Quando pure avessimo accordato premi e indennità, non avremmo che uguagliata una delle mille condizioni di esistenza, e anche quest'una sarebbe lungi dal1'essere stata eguagliata in modo reale e durevole. La società futura, comunque essa sia, deriverà la sua base dalla società odierna. L'uguaglianza sarà nello spirito della legge - o, più esattamente, dei liberi patti - nell'avvenire. Gli uomini non saranno uguali, ma saranno solidali, il che sarà anche meglio. Erberto Spencer ci dava questa formula della giustizia: « fa ciò che vuoi, finché la tua libertà non venga a conflitto con la _libertà uguale del tuo vicino ». Noi preferiamo dire all'individuo: « Agisci verso il tuo prossimo come verso un secondo te stesso; riconosci in lui gli stessi bisogni che tu hai (inteso ciò, si capisce, in senso relativo, non assoluto), o piuttosto riconosci in lui i suoi bisogni come se fossero tuoi, giacché tu vivi delle sue opere e partecipi delle sue gioie: il suo benessere e la sua sventura ricadono egualmente su te e i tuoi simili. Non cercare una misura esatta del tuo e dell'altrui lavoro rispettivo, né delle gioie, e non mettere il tuo piacere esclusivamente nella soddisfazione dei bisogni fisici e personali, ma anche soprattutto nella stima e nell'amicizia dei tuoi simili. Non cercar di separare la tua sorte da quella degli altri; non cercare d'imporre la tua volontà, né di sottometterla altrui; non essere né padrone né schiavo, né re né suddito, né superiore né infe181 Biblioteca Gino Bianco

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