Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

e disapprovazione. L'obbligazione è propria dei fatti morali, come la coesione, l'affinità, ecc. sono proprie dei fatti fisici, chimici, ecc. Una morale senza obbligazione, qual è stata preconizzata dal Guyau, dal Kropòtkin e da altri, può essere tutto fuorché una morale. Se non che l'obbligazione non è specificamente uguale per tutte le idee e parti della condotta morale. Gli stoici professavano la massima essere tutti i peccati eguali: e dicevano che tanto peccasse chi percuoteva uno schiavo un po' più del giusto, quanto il parricida. Invece la mente umana percepisce delle gradazioni tra i fatti morali; e la sanzione morale (obbligazione) varia in intensità. La scala della moralità non è stata la stessa presso tutti i popoli: gli stessi fatti erano gravissimi delitti per gli uni, per gli altri lieve colpa od anche azioni meritorie. Lo sparlar delle donne era una delle quattro colpe principali nella morale della cavalleria, mentre l'uccisione di un contadino costituiva quasi un lecito passatempo pei signori del tèmpo. La disubbidienza al bramino era in India il massimo delitto anche per un re: il perdere lo scudo era la maggiore delle colpe presso gli antichi Germani: la magia nell'Europa medioevale di tutti i delitti era, insieme all'eresia, quello che si aveva in 1naggior orrore. Mal s'intenderebbe la morale d'un popolo, se non si ricostruisse come un tutto organico e non si desse a ciascuna parte il suo proprio valore. Anche oggi le morali delle classi sociali e dei popoli differiscono tra loro non tanto qualificativamente, quanto quantitativamente, ossia non perché le azioni riprovate dagli uni siano approvate dagli altri, ma per il vario grado di approvaapprovazione o disapprovazione. Al § 81 invece dice che il contenuto dell'Etica non si applica alle azioni inorganiche (?); perché « per quanto si attribuiscano alle piante superiorità ed inferiorità, le quali conducono a successi ed insuccessi nella lotta per l'esistenza (che è per lo Spencer il criterio della moralità), pure non si associano ad esse idee di biasimo o di lode». Non pare che si possa dubitare che ciò che obbiettivamente costituisce il risultato buono o cattivo d'un'azione, subbiettivamente dà luogo al concetto di approvazione o di disapprovazione. L'idea stessa della bontà o meno di un'azione non si deve desumere direttamente da un principio astratto aprioristico (come fa lo Spencer), ma dal giudizio della coscienza nella sua evoluzione progressiva. 168 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==