Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

• Tutto ciò a noi ripugna tanto che, pur vigendo gli ordinamenti attuali, noi tendiamo, col nostro intelletto e col nostro sentimento, a superarli. Noi ci studiamo di elaborare nuove norme e di formare nuovi organi atti a stabilire l'equità, cioè la giustizia nei rapporti economici, nei contratti di lavoro, nei noli, nei prezzi delle materie prime, nei cambi in generale ed in ispecie in quelli dei generi necessari. Citiamo, a mo' d'esempio, l'Istituto Internazionale d'Agricoltura, le clausole dei trattati · di commercio che stabiliscono parità di trattamento nei dazi doganali tra due o più paesi, gli accordi per le tariffe postali e ferroviarie e poi i consigli di fabbrica e le commissioni paritetiche per la determinazione dei salari in rapporto al costo della vita e alla produttività dell'industria, i consi'gli del lavoro, la legislazione bancaria e l'organizzazione del credito per le cooperative e le commissioni arbitrali per l'equo prezzo, per gli alloggi, ecc., ·le quali cose, sebbene rispondano a necessità temporanee ed abbiano carattere transitorio, pure acquisteranno carattere perma- ·nente, perché rispecchiano anche il perfezionato nostro sentimento di giustizia. É dunque un diritto di nuova formazione che sorge accanto al vecchio diritto quiritario, e che preannuncia una radicale trasformazione degl'istituti sociali e soprattutto dell'ordinamento • economico. Passando ora all'ordinamento politico, anche qui il nostro sentimento di giustizia si viene sviluppando e consolidando. Noi non ammettiamo più cl1e vi siano uomini o classi nati per governare ed altri per obbedire. La teoria dei superuomini e delle élites s'infrange contro il se11timento di libertà e di eguaglianza, che è ormai radicato negli animi nostri. Nessuno ha il diritto · di pretendere al comando, al dominio sugli altri; quello che vi pretenda, è un nemico pubblico. E nessuno può averne la capacità. Vi possono essere momenti nei quali un uomo può con una sua idea, con un lampo di genio giovare ai suoi contemporanei: ma conferite a quell'uomo una supremazia sugli altri, 159 Biblioteca Gino Bianco

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