• venta egoista per necessità; diventa « sfruttatore » per non essere sfruttato; diventa oppressore per non essere oppresso. Questo contrasto fra moventi morali e moventi materiali, come quello fra interesse particolare e interesse generale, scomparirebbe in gran parte in una società socialistica; e conseguente- , mente, non che scemare, crescerebbe di molto lo stimolo alla attività individuale socialmente utile. La solidarietà non sarà più un principio astratto o un sentimento, ma un fatto. Tutti gli uomini saranno interessati, e quindi coopereranno volentieri al benessere altrui, considerandolo come parte del proprio. La milionesima parte di vantaggio che io, membro d'una collettività d'un milione di uomini, otterrei dallo sforzo mio, condi- . videndone i risultati con gli altri (come ha voluto calcolare il Richter ), non rappresenta, in una società socialistica, tutto l'utile che io ricavo dal mio sforzo. Le altre 999999 parti si traducono in altrettanto vantaggio mio proprio. Più la società si perfeziona, più queste ripercussioni sono evidenti. E in una società socialistica - fondata sull'uguaglianza delle condizioni - esse sarebbero manifeste; e la solidarietà economica verrebbe ribadita da sentimenti morali. Come oggi abbiamo una virtù della previdenza e una virtù del risparmio, che si praticano talvolta per se stesse, anche quando l'individuo non può godere egli medesimo dei frutti della previdenza e del risparmio; così gli uomini acquisteranno l'abito di lavorare per il benessere collettivo, nel quale il loro proprio è compreso. La trasformazione dello stimolo economico in morale è un fenomeno notevolissimo. Il benessere materiale altrui è un motivo di condotta altamente morale per noi; e ciò vale a rispondere a coloro che accusano i socialisti di proporre una « questione di ventre », come se ci fosse questione più altamente morale di quella di assicurare il pane quotidiano a tutti gli uomini. 145 . Biblioteca Gino Bianco
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