tutt'uno. Il nostro sentimento di giustizia è almeno ta11toprogredito che noi vediamo l'ingiustizia nella lesione, nell'appropriazione della roba altrui, nel male alla persona, non nelle modalità e forme esteriori dell'atto, e aspiriamo, leggi penali a parte, ad una convivenza da cui essa sia esclusa. Il che è tanto vero che il criterio del consenso (negativamente della violenza fisica e morale) è puramente superficiale, che esso non vale a spiegare se non una minima parte dei fatti che cadono sotto l'applicazione del principio di giustizia. Perché è punito l'aiuto al suicidio e in alcune legislazioni lo stesso tentativo di suicidio? Perché sono puniti il duello, l'incesto e altri reati contro il buon costume, nei quali non interviene inganno né violenza? Queste azioni non sono certo pu- ·nite per rispetto alla libertà di coloro che le commettono, né dei terzi che possono esser presenti, i quali rimangono liberi di fare altrettanto o di non fare. Auberon Herbert arriva a dire che gli atti osceni compiuti nella pubblica via sono ingiusti, perché contrari ai regolamenti municipali, perché cioè violano il diritto del Municipio, come proprietario della strada, di regolare l'uso di questa. E gli atti simili perpetrati in una stazione ferroviaria sarebbero punibili, secondo lo stesso autore, in omaggio al diritto di proprietà della società ferroviaria. É facile ribattere a questa spiegazione sofistica ed evasiva, che resta sempre a sapere perché il Municipio e la società ferroviaria proibiranno atti che non ledono apparentemente la libertà di alcuno; oppure, non proibendoli essi, perché il pubblico reclamerà perché siano puniti o altrimenti impediti. L'ingiustizia non sta nella forma dell'atto, ma nel contenuto. Le azioni suindicate sono azioni antisociali, che contravvengono cioè alle esigenze della convivenza, tra le quali sono l'inviolabilità personale, il rispetto del pudore, la solidarietà dei cittadini davanti al nemico aggressore, ecc., ecc. Il fondamento della giustizia deve appunto ricercarsi nelle esigenze della convivenza, nei rapporti fuori dei quali gli uomini non potrebbero convivere in pace e cooperare al comune benessere. 125 Riblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==