• E certamente l'unico modo di vincere la corruzione politica, l'affarismo, l'usura è quello di dare opera al lavoro utile. Segue perciò che quello che si ha a fare a Napoli sia impiantare industrie con sussidi governativi? Non mi pare, e non riesco a capire come un socialista possa essersi fatto eco del motto di Guizot: arricchiamoci! parafrasandolo così: arricchiamo la borghesia! Già sviluppare la grande industria non è il compito d'un governo. È gran che se questo tolga gl'impedimenti che esso stesso ha posto allo sviluppo dell'economia nazionale. Sussidiare dei capitalisti perché s'impossessino dell'arsenale governativo di Napoli, e lo facciano sfruttare a loro beneficio, e siano poi indotti a intraprendere anche costruzioni navali per conto di privati, mi pare che sia ripetere l'errore dell'appalto delle ferrovie con garanzia di un reddito minimo. Anche allora si diceva che lo Stato dava una spinta all'industria privata, la ·quale poi avrebbe avuto interesse a sviluppare il traffico: il risultato è stato che molte ferrovie non si sono date punto la pena di accrescere il propr10 traffico, ma hanno vissuto e vivono sulla garanzia chilometrica governativa. L'arsenale dovrebbe diventare il centro di un sistema grande industriale napoletano. Io non ho pregiudizi contro la grande industria. Credo che gli operai, passando dalla piccola alla grande industria, migliorino le loro condizioni di lavoro e di vita e acquistino l'abito della solidarietà e, a conti fatti, se sono bene uniti, accrescano anche la propria indipenqenza, perché il piccolo artigiano dipende spesso dal consumatore da cui riceve l'incarico del lavoro, più strettamente che un operaio d'officina dal suo capofabbrica o dal padrone. Per lo meno la dipendenza dell'operaio di fabbrica è limitata alle ore di lavoro: mentre l'operaio che sta da sé, è spesso dipendente dal signore e dall'intero ceto dei signori, specie nelle piccole località, in tutt'i momenti della sua vita. È una dipendenza meno apparente ma effettiva. Ciò non ostante, il piccolo artigiano indipendente ha una forte ripugnanza a divenire operaio di fabbrica. A Napoli il numero degli artigiani indipendenti è strabocchevole. Chi percorre le vie interne, i · vicoli più nascosti e quasi inaccessibili vede dappertutto l'artigiano napoletano (calzolaio, tappezziere, falegname, cappellaio, ecc.) lavorare in botteghe che servono al tempo stesso all'alloggio della fami107 8iblioteca Gino Bianco
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