IL MONOPOLIO NELL' ECONOMIA MODER A 91 testo di gestire gl' interessi dell'una o dell'altra partey ma in reaità senza trascurare troppo i proprii. Quellç, però che sembra strano è che egli intervenga anche quando un Governo voglia fare un imprestito con la gente di casa, o emettere carta-moneta, o fare altra simile operazione. Sembra -strano, diciamo, che un banchiere abbia maggiore autorità d' uno Stato ; che stia a lui di estimare il credito d' una nazione, di fissare il tasso delle emissioni de' presti ti pubblici ; e che in quest'impresti ti da sovrano a suddito, da Stato a popolo, da parte a tutto, debba ficcarsi lui, terzo litigante, per trarre a sè milioni di pre e di sterline spesso in momen ti di grave calamità pubblica (*). 1\/Ia tant'è: come il Dio de' credenti senza il cui espresso comando non cade foglia dall'albero, i banchieri non lasciano cadere bricciola di capitale al più industrioso o al" più bisognoso senza il loro beneplacito e l'offa per loro. Anzi, per proseguire il· paragone tra le cose umane e le. divine, le operaz"ioni sono per loro come il Dio di Robespierre: quando non ce n' è se ne inventano. Quindi per es. le conversioni continue di Debiti Pubblici dalla quali gli Stati traggono raramente alcun profitto, e spessorisentono perdite, per le quali il pubblico ci rimette 9ma che viceversa sono una vera manna pe' banchieri e per la loro .... Borsa. Cosi nella celebre conversione del Debito. Ungherese 6 0t0 Rothschild ed amici guadagnarono 31 milione e mezzo di _fiorini per differenza tra il corso al ·quale essi assunsero e quello al quale eseguirono l' emissione~ oltre un egual guadagno per commissione; mentre i pos- (*) Il Debito Pubblico, una delle più forti leve del monopolio bancario e della speculazione della Borsa, fu immaginato e inventato da' proprietarii e capitalisti per trovare un impiego al superfluo delle loro entrate e regalarsi interessi pre11dendoli dalle tasche del popolo. Chi dubiti della verità di questa nostra affermazione, può consultare il Macaulay, History of England vol. VI. p. 329, dov· è narrata appunto l'origine de' debiti pubblici. BibliotecaGino Bianco
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