FALLACIE DEGLI ECO~OMISTI 165 che ancqe la proprie Là individuale del capi Lale fosse abolita e la produzione diretta avesse luogo anche nel1' industria). Ma è poi vero che oggidi il coltivatore delle terre inferiori non paghi rendita, vale a dire che vi sia un caso in cui il prezzo de' prodotti sia eguale al costo della produzione? Il medesimo Stuart Mill dice (lib. 2° c. XVI): « Se l' intera terra d'un paese fosse richiesta per la coltivazione, tutta potI_'ebbe dar rendita. Ma in nessun paese d'una certa estensione i bisogni della popolazione esigono che la terra atta alla· coltivazione sia tutta coltivata ». Rispontliamo con un ragionamento analogo a quello fatto a proposito della supposta ultra-produttività del lavoro. In nessun paese i bisogni della popolazione esigono che si coltivi tutta la terra coltivabile; ma in tutti i paesi i bisogni della popolazione esigono che si ponga a profitto ogni pollice di terreno, vuoi coltivando, vuoi costruendo ahi tazioni od opifizii , vuoi estraendo materie prime od allrimenti. Gli scambii internazionali possono essern intrecciati in modo che la popolazione d'un paese tragga la sua alimentazione da una terra forastiera ; ma in tal caso quel popolo deve usare il suo territorio per altre produzioni necessarie a coloro che producono per lui gli alimenti. Il dire che. vi sia un'eccedenza di terra è cosi assurdo come il dire che vi sia un' eccedenza di prodotti e che si possa fissare un limite a' bisogni. Il l\1ill osserva ancora (lib. 3 c. V.): « Ogni terra, non riservata per l'uso o per il piacere (del proprietario), la quale al prezzo corrente e· co' processi adottati rende il profitto ordinario, è certo anzichenò che, se non intervengano ostacoli artificiali, sarà coltivata, anche quando nulla resti per rendita (sic!). Fino a che v' è terra buona da coltivare, che al prezzo corrente non può es~ere coltivata affatto, vi dev'essere della terra un po' mi -- gliore che rende il profitto ordinario, ma non consente 12 BibliotecaGino Bianco
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