122 TEORIA DEL MONOPOLIO po di produzione, il proprietario si contenta di lasciare la terra incolta- e ce n'è dappertutto - se le con-- dizioni del mercato non gli pemettono di trarne, oltrel'interesse del danaro che gli occorre per dissodarla, anche un dippiù a titolo di rendita. Il possessore d'una màcchina, d'un segreto o d'una regalia su d'una miniera potrà aver attorno a sè milioni d'operai inerti ed affamati: ma egli non metterà a disposizione loro il ryezzo che possiede se non a patto di ritrarne, oltre al mezzo stesso o ad un valore equivalente, anche una congrua porzione di frutti del lavoro: se no, no. Così,_ egualmente il possessore de' mezzi di trasporto lascerà perire d'inedia gli affamati delle Indie, per un dire, emarcire il grano superfluo in America, se i primi non sono in grado di pagare, all'infuori del prezzo corrente,_ · un premio a lui tanto più esorbitante quanto più stringente è il loro bisogno. Si ha un bel vantare i progressi della civiltà e l'affratellarsi de' popoli, ma i casi in cui i principii di progresso e di fratellanza brillano m.eno son quelli appunto in cui più ne· preme l'applicazione. Quando il' popoio ha fame, il prezzo elevato, rende inaccessibile il grano alle popolazioni. Quando s'ha bisogno dell'oro, questo fugge e si nasconde. Quando v'occorre d'urgenza il medico o l'avvocato, è allora che questi filantropi vi s_mungono a sangue. Questo' fe--- nomeno di repulsione universale è prova che il siste1na. che vige è contro natura. Lo stesso fenomeno si osserva ad ogni nuovo passo. della produzione. Il proprietario può ben trovare il suo. tornaconto ad affidare la' terra alla coltura, ma di migliorie non ne esegue che nel caso eccezionale che gli producano un vantaggio immediato; al contrario non di rado adotta un sistema di coltura spossatrice, o. con verte i prati in pascolo, se la lana gli rende, od in caccie, se gli piaccia darsi sollazzo, togliendo senza un rimorso al mondo lavoro ed alirr.~nti al povero agricoltore. BibliotecaGino Bianco
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