Saverio Merlino - Revisione del marxismo

'\ . . 310 QTJARTA PARTE - APPENDICE ; Nè questo è un nostro giudizio, o modo di vedere particolare, frutto di chi sa quali prevenzioni od ostilità personali. Un testimone- non sospetto - l'autore delle famose lettere a lord Aberdeen sulla polizia e sulla magistratura de' Borboni - · rivisitando nel 1888, dopo quarant'anni, il nostro paese·, ebbe a scriyere nella 1Vineteenth Gentury (maggio 1889) che la dipintura fatta dal Dr. Antinori (li~ro· citato) degli ahQ.si del Potere Esecu- . tivo e della degradazione della Magistratura in Italia << può ben passare per 1,1,nadipinti1,ra delFepoca de) -Borboni )). E il prof. Ellero, che fu poi consigliere alla Corte di Cassazione, discorrendo in 'l'irannide borghese (1) dell'istituto dell'aro- . monizione, osservò « che dopo aver gridato tanto contro la polizia « borbonica, ducale e papale non si sarebbe mai creduto che la na- « zione italiana nella .seconda metà del secolo XIX sarebbe sotto- << pos.ta ~ tanto obbrobrio )). Il confronto fra quello che era sotto i Governi assoluti preesistiti alla Rivoluzione del 1860 la giustizia ne' suoi rapporti con la politica e quello che è. oggi, è particolarmente mortificante per noi. Nel _1856 un avvocato napoletan~ emigrato in Piemonte, che fu poi depu:f;ato e ministro e uno dei principali compilatori dei codici del 1865, Giuseppe Pisanelli, d~fendendo l'istituzione della . . . g1 uria seri veva : « Chi crede che la necessità abbia oggi dileguati i timori (di << inframmettenze politiche governative nell'am;ministrazione della « giustizia) e messi al coperto i giudici-,dalle prepotenze governa- « tive, per persuadersi del suo inganno non ha che a rivolgere il « pensiero Sll qualche provincia di questa misera Italia, ove quo- « tidianamente veggonsì, condannati i migliori cittadini da sgherri « assoldati, ch(z-'ft·ammantan.o della toga del magistrato. << E non ho io contristato lo. sguardo e lacerato l'animo dal <{ tetro spetta.colo di ·Ìniqui giudizi? :Non mi stanno innanzi agli « occhi degli uomini del mio paese natale più stimabili per nobiltà « d'animo, per gentilezza di costumi, per ingegno e per dottrina, « cacciati in esilio o percossi da condanne capitali, come reprobi « malfattori? I loro_ nomi passeranno alla posterità come docu- « mento tremendo contro la magistratura permanente· e gli animi « onesti fremeranno di orrore, pensando che nel mezzo del secolo (1) Bologna, 1879, p. · 242-243. BibliòtecaGìno Bianco . .

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