F.S. Merlino - Questa è l'Italia

LA GREPPIA 69 tori trovavano questo molto comodo e trascinavano in lungo i lavori per strappare nuove sovvenzioni e consumavano i fondi in spese di gestione. Un bel giorno sparivano dalla scena, lasciando lo Stato alle prese con le loro cambiali e i loro creditori e nell'obbligo di terminare le costruzioni cominciate. Il povero Stato, non sapendo come cavarsela, entrava nelle combinazioni degli speculatori, ritirava le linee agli uni e, con lo stesso sistema, le passava ad altri; accordava nuovi premi, nuove offerte e nuove sovvenzioni, pagava, pagava sempre. Una volta costruite le ferrovie, bisognava provvedere a gestirle e qui lo stesso tira e molla, la stessa alternativa fra lo spreco diretto -della gestione statale e le malversazioni della gestione privata. Lo Stato si rivoltolava, come l'ammalato sul suo letto, che cambia oosizione senza trovar sollievo ai suoi dolori. Ven- ... 1eva e poi ricomprava le stesse linee, poi rivendeva e riacquistava, sempre in perdita. Quando vendeva, non domandava il prezzo (altro che eccezionalmente) e garantiva capitali e interessi, spese di gestione e profitti; quando comprava, non si preoccupava del valore dell'acquisto. Contava senz'altro alla compagnia il denaro eh' essa pretendeva di avere speso in materiale mobile, costruzioni ecc. o convertiva in un'annualità fissa a favore degli azionisti un rendimento per sua natura variabile, scambiando titoli di rendita pubblica con le azioni di una società in fallimento 34 • Se la società aveva esaurito i capitali, lo Stato le veniva in aiuto, come accadde piu volte per le ferrovie romane: se essa guadagnava troppo, lo Stato modificava il contratto perché guadagnasse di piu; cosi avvenne per le ferrovie meridionali. Il materiale ch'esso pagava come nuovo all'acquisto, rivendeva come vecchio e fuori d'uso; ma si obbligava a riprenderlo, dopo un certo periodo, nelle condizioni in cui si sarebbe trovato, ripagandolo al prezzo di vendita. Concedeva alle società gerenti la costruzione di nuove linee, affidando loro i progetti e il preventivo a loro piacimento. Gli bastava pagare, cioè attingere alla tasca dei contribuep.ti e arricchire gli imprenditori. Un tal gioco gli sembrava innocente, come spogliare San Paolo per vestire San Pietro. Nel 1862, per esempio, il Governo cedette le ferrovie meridionali ad una compagnia, accordandole un sussidio immediato di venti milioni, per metà in beni demaniali, e una sovvenzione annua di 29 milioni fino al 1869 e di 20 milioni dopo quella data, oltre a numerose esenzioni da imposte. Come la 34. Cosi si fece il riscatto delle ferrovie dell'alta Italia nel 1876 e delle ferrovie romane nel I 88 I. BibliotecaGino Bianco

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