F.S. Merlino - Questa è l'Italia

LA GREPPIA Esponiamo la teoria dell'amministrazione o piuttosto della malversazione pubblica: le fonti del guadagno nazionale studiate, seguite nella loro varietà, nei particolari, nelle modificazioni dello Stato e convertite in monopoli governativi, o almeno gravemente tassati. Dal pane quotidiano fino al corpo delle prostitute, tutto è stato cambiato in oro, in sorgente aurea dai finanzieri italiani, miseria e prostituzione, vita e morte, ricchezza immobile e mobile, possedimenti, diritti contenziosi, lavoro, consumo, carità. Fino al delirio e alla disperazione dei piu poveri tra i poveri, tutto è stato capitalizzato! Lo Stato si è fatto biscazziere, e la lotteria, infame imposta, strappa l'ultima briciola di pane dalla bocca e il pagliericcio in brandelli alle case dei piu disgraziati proletari. Il gioco è un vero furto, giacché lo Stato non resùtuisce mai che il 58% delle poste; e quantunque con il guadagno mantenga una enorme legione d'impiegati, incassa ancora 70 milioni all'anno. Ma imposte e monopoli non sono che il primo passo verso la liquidazione della ricchezza e della produzione nazionale a beneficio di una minoranza privilegiata. Il secondo sta nella cessione di tutti quei diritti, conquistati con un tratto di penna, a speculatori e affaristi, con accordare loro aggio e commissioui, col vincolare le rendite pubbliche per il presente e talvolta perfino per un lontano avvenire; nello sguinzagliare sugli abitanti un'orda di esattori, imprenditori, usurai e altre mignatte, che estorcono dieci per uno e scorticano la popolazione fino all'osso 22 • Il governo che per la riscossione delle imposte e dei redditi statali si è, col pretesto del supremo interesse della patria, salus publica, corazzato di privilegi ingiusti e di leggi eccezionali - che, non contento delle prelazioni accordategli 22. Uno di quegli imprenditori della riscossione delle imposte, certo Trezza, dopo esser diventato con quel mestiere arcìmilionario, si è, dicono, stabilito a Parigi. Il suo commesso principale, un certo Fioravanti, accusato di prevaricazione, ha presentato al giudice istruttore a Roma un memorandum, in cui afferma, secondo quanto riferisce il Secolo, che il Trezza non si occupava degli affari dell'esattoria comunale altro che secondariamente perché la sua attenzione era impegnata in piu grosse imprese. Il Trezza, dice Fioravanti, desiderava ottenere certe assegnazioni, conoscere alcuni fatti che accadevano nell'alta finanza, nell'alta amministrazione: (e perciò mi dava carta bianca perché potessi procurargli quegli affari e soddisfare i suoi desideri; per quel fine io adoperavo argomentazioni che non ammettono replica. Cosi quando salivo le scale di certe case, oppure di certi ministeri, il mio portafoglio era sempre gonfio di biglietti da mille ». L'accusato specifica molti di quegli affari designando con le iniziali dei loro nomi senatori, deputati, alti impiegati, un principe e un cardinale mescolati a quegl'intrighi. Biblioteca Gino Bianco

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