F.S. Merlino - Questa è l'Italia

LA GREPPIA 59 reni, per la bonifica dell'agro romano e per lavori di costruzione d'ogni genere. Alcuni imprenditori realizzarono difatti grossi profitti soltanto prendendo dallo Stato e cedendo a Società cooperative operaie la concessione di lavori, altri acquistando e rivendendo piu volte i medesimi terreni da costruziont:. Incoraggiati da tali esempi, altri si gettavano allo sbaraglio, senz'altra garanzia <lie il fido della banca. Il governo e il municipio non poterono resistere alla corrente. Decretavano ogni giorno nuove opere. Roma doyeva avere un porto sul mare, doveva diventare una città industriale, la sua trasformazione doveva avvenire come per incanto. L'ora dell'abolizione del corso forzoso era suonata e la speculazione subi un primo colpo, mentre le banche prudentemente tiravano i cordoni delle loro borse. Ma piu che in conseguenza dell'abolito corso forzoso, l'edificio innalzato dall'aggiottaggio è crollato sotto il suo stesso peso, perché né il governo, né la città, né i privati avevano forze sufficienti ad alimentare l'immensa speculazione. La crisi scoppiò ancora una volta. Le banche, non a Roma soltanto, ma da un capo all'altro d'Italia___. dalla Sicilia a Torino, da Bari alla Toscana e alla Sardegna - son fallite 19 e là dove la mano del governo non è venuta in aiuto degli speculatori col denaro dei contribuenti, la loro rovina è stata completa e definitiva. I banchieri sono scappati portando con sé il bottino e ordiscono nuove trame per i gonzi; come sempre ad andare•di mezzo son state le borse piccole; gli operai disoccupati si contavano a migliaia e non hanno avuto per sfamarsi un centesimo dei milioni che si son largiti e si largiscono ai banchieri 20 • Ecco 19. Le Banche di sconto e di seta di Torino, la Banca Subalpina e la Banca di Torino, la Banca Costruzioni cli Milano, la Banca Tiberina e la Società dell 'Esquilino di Roma, la Banca Diana a Bari e la Provinciale Barese, la Banca Andretta di Potenza, la Morana cli Messina, il Credito fondiario di Cagliari, la Banca di Credito Toscana, le popolari cli Torino, cli Novi Ligure e molte altre son perite in quella crisi. Tali banche distribuirono nel 188o e 1881 ai loro azionisti dividendi del 15, del 20 e perfino del 30%. 20. Il governo difatti ha accordato 50 milioni alla banca di Torino e altre somme ad altre banche. Citiamo qui, fra le banche fallite quella delle Costruzioni di Roma, nel cui consiglio d'amministrazione erano Bcllinzaghi, senatore e sindaco di Milano, Brioschi ex ministro e senatore, che si attribui stipendi di 50.000 lire annue, Crespi, anch'egli senatore, V1SCOntiVcnosta, cx ministro, Weill Scott della Regfa dei tabacchi, Vonwiller, banchiere ecc. Questa società, in meno di 4 anni (dal 1872 al 18]6), divorò tutto il suo capitale cli 11 milioni. Alcuni azionisti citarono in giudizio il Consiglio e difatti il tribunale commerciale di Roma constatò vere frodi, falsi e approssimazioni cli somme e di azioni e condannò gli amministratori. Ma questi, nel frattempo, Biblioteca Gino Bianco

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