F.S. Merlino - Questa è l'Italia

F. S. MERLINO doppio di biglietti; cosi essa creava il ~apitale dal nulla e si procurava i mezzi per concorrere a qualsiasi operazione grande o piccola, dello Stato, dei Comuni, delle Provincie. Dal servizio di tesoreria, organizzato in modo che lo Stato. da una parte deponesse alla Banca somme senza percepirne interessi, dall'altra le -ritirasse mediante l'emissione di Buoni del Tesoro pagandone gli interessi, fino ai prestiti, agli anticipi e alla compravendita dei titoli di rendita e di ogni specie, la Banca intervenne in ogni affare che potesse dare un profitto. Talvolta, se dobbiamo credere al suo rappresentante a~coltato nell'inchiesta del 1868, essa fu indotta a occuparsi degli affari pubblici « piu per patriottismo o preoccupata della sua influenza. che non a scopo di speculazione», ma spesso, per confessione dello stesso personaggio, essa seppe farsi saltar fuori grosse commissioni, partecipazioni e differenze; e perfino essa poté valersi della sua posizione di fronte al Governo, per in1porgli sacrifici superiori a quelli che ogni altro banchiere avrebbe preteso da un suo cliente. Si citano i seguenti episodi: Il 7 agosto 1867 il Ministro delle finanze cedette alla Banca per 28 milioni di titoli del prestito forzoso, contrattato nel 1860 al tasso di 68 lire. I titoli erano quel giorno quotati a L. 69,40 alla borsa di Firenze e nelle principali città d'Italia. Risultato: piu di 400.000 lire perdute dallo Stato e acquistate dalla Banca senza la menoma giustificazione. Poiché il governo doveva pagare alla casa Stern di Parigi la somma di 25 milioni, diede l'ordine alla Banca di effettuare quel pag-amento nella sede di Parigi. Il 5 maggio 1868, ~iorno in cui l'ordine doveva essere eseg-uito, il prezzo dell'oro era di lire 11,26: il governo doveva dunque pagare 2.815.000 lire. Pagò 3.587.500 lire, cioè 872.500 lire piu del dovuto. Nello stesso periodo il governo, dovendo garantire il Ro_thschild « nostro grande ed unico banchjere a Parigi» per il pagamento delle cedole al primo gennaio 1868, chiese alla Banca deleghe per 40.000.000 su Lione e Parigi; e, a garantire tale somma, depositò nelle sue casse 40.000.000 di buoni del tesoro e 4.800.000 lire di rendita. Piu tardi , quando desiderò di ritirare quella rendita, la Banca pretese il pagarnentc 1 integrale del beneficio che essa avrebbe avuto se fosse stata incaricata di venderla. Tutti questi episodi e molti altri risultano nel rapporto citato, presentato alle Camere italiane il 4 marzo 1868 e approvato da un ordine del giorno, in cui la C~mera dei deputati, constatando l'illegitti?nità di certi rapporti fra BibliotecaGino Bianco

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