F. S. MERLINO i 425 milioni; i 668 milioni di carta-moneta dal 1'° luglio 1881 erano un debito diretto dello Stato. Il debito dello Stato superava dunque alla fine del 1885 in totale dodici miliardi 7 , rappresentando la quarta parte dell'intero patrimonio nazionale, cosicché per pagarlo bisognerebbe con_fiscare un quarto di tutte le proprietà del paese 8 • Una parte del debito è collocata all'estero; di ciò gli economisti borghesi si rammaricano, «perché» l'operaio italiano deve lavorare e soffrire la fame per mantenere il lusso delle grandi città occidentali, e in particolare dei capitalisti di Londra, di Parigi e di Berlino 9 , e, che peccato! non per mantenere il lusso di quelli di Ro1na, di Napoli, e di Milano. È vero- che parecchi banchieri italiani, senza dubbio per puro patriottismo, inviavano le loro cedole a Londra e a Parigi per ricevere la rendita in oro, frode di cui il Governo fu talmente commosso, che, per sventarla, ricorse alla ridicola formalità del giuramento (fi.davit)! Comunque vada questo problema di amor proprio nazionale, si sbaglierebbe di grosso chi credesse che quel debito del tutto effettivo di 12 miliardi rappresenti altrettanti capitali effettivamente versati nelle casse dello Stato. Il Rothschild, che apri la serie delle sanguisughe pascentisi nel pantano della finanza italiana, prestò 500 milioni nel 1862 al 75 %, 700 nel 1863 al 71.%, 200 nel 1864 al 62 % e 425 nel 1865 al 66.o/o. M_aquesto scarto fra il valore nominale e l'effettivo ammontare dei prestiti non rappresenta tutte le perdite dello Stato. Si devono aggiungere le commissioni, gli sconti ecc. che per il solo prestito del 1865 salirono al 3 %' sul capitale nominale. Il traffico fu piu scandaloso nel 1866, quando, per pagare l'Austria, il Governo italiano prese a prestito 93 milioni effettivi e si indebitò di 196 milioni di capitale, cioè 980.000 lire di reddito annuale. Insomma, nel primo lustro del regno, si era consolidato un debito nominale di 2.500 milioni, pur non avendone incassati piu di 1.700; e nel decennio lo Stato, per procurarsi 2 .600 milioni effettivi, aveva contratto un debito di 3.852 mi7. Il totale del debito consolidato e riscattabile nel 1866 era di lire 11.168.800.000 con un servizio di interessi di L. 525.700.000. Lo scoperto del tesoro sceso a 249 milioni nel 1880, a 229 nel 1881 e a 220 nel 1883 era risalito a 264 milioni nel 1889 e lo si prevede di 509 per il giugno 1890. Si aggiungano i 340 milioni di biglietti di Stato in circolazione. 8. Il valore dei beni stabili non è valutato a 40 miliardi di lire, di cui 24 formerebbero il valore venale della proprietà rurale, secondo un estimo compiuto a suo tempo in base ai risultati della rendita dei beni ecclesiastici. 9. CAsI~URO FAVALE, Discorso alla Camera dei deputati, 27 aprile 1882. BibliotecaGino Bianco
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