F.S. Merlino - Questa è l'Italia

LA CONQUISTA della legge; invano rivolgono petizioni alla Camera dei deputati o al ministro, invano supplicano in ginocchio ogni nuovo prefetto o sottoprefetto che piova in mezzo a loro; uguahnente invano decidono di rischiare la morte e il carcere, per attirare su di sé l'attenzione e la compassione delle autorità e della stampa delle grandi città, e, al principio della stagione dei lavori agricoli, occupano in massa le campagne e ne prendono possesso con la forza. Non vi si sono ancora stabiliti, che arriva a passo di corsa la truppa e li scaccia, spesso con spargimenti di sangue, sempre operando numerosi arresti. Neppure il sacrificio dei piu coraggiosi e dei piu risoluti di essi è sufficiente a ottenere giustizia per quelli che sopravvivono; l'eredità è sempre aggiornata. Un anno dopo l'altro è sempre la stessa storia: in Calabria, in Basilicata. a Benevento, sul monte Gargano, i contadini in miseria riunitisi, armati di zappe vanno a dissodare o a coltivare i terreni che sono stati ·1oro sottratti in un modo o nell'altro, senza che nessuno possa scacciarli, eccetto la forza delle baionette. Poveri diseredati, non si rasse- · gnano alla loro sfortuna: davanti all'inerzia crudele e ostinata di coloro che, incaricati di eseguire la legge. hanno al tempo stesso interesse a violarla, essi non indietreggiano; non si rassegnano all'idea di essere stati defraudati per sempre di quei campi che considerano parte di loro stessi; vi ritornano sempre, come i bimbi del contadino irlandese, che si aggirano nella casa, quando ]a famiglia è stata da essa strappata e il fuoco spento. Finalmente, anche là dove la legge del 1806 è stata eseguita per intero e si è oroceduto alla divisione dei fondi tra i contadini poveri del comune, il governo ne ha affidato l'attuazione a gente interessata ad eludere la legge: i lotti troppo -piccoli assegnati a indigenti, nell'impossibilità di coltivarli e di pagare il canone al comune, andarono ben presto, come abbiamo g-ià detto, ad ingrandire, mediante contratti fittizi, i latifondi dei feudatari antichi e nuovi. Sidney Sonnino racconta lhe ciò è accaduto a Castroreale e in tutta la Sicilia. Non diversamente è accaduto sul continente. « La spartizione della proprietà rurale, opinava la società agricola di Catanzaro, non risponde ai bisogni delle diverse classi cittadine, perché, per nove decimi, è assorbita dai ricchi proprietari. « Tale mancanza di equilibrio economico, che avrebbe dovuto essere in parte corretta dalla vendita dei beni demaniali e dalla distribuzione di quelli provenienti dalle corporazi.QU.l l~-- Biblioteca Gino Bianco

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