V La Borghesia Abbiamo visto nei capitoli precedenti, la Borghesia italiana o medio ceto, occupata, durante questo secolo, a tener lontano, da un lato l'aristocrazia e il clero, spogliandoli di ogni simbolo di sovranità ch'essa veniva usurpando, dall'altro il contadino piu o meno indipendente, preparandosi cosi a diventare la classe dominante dello Stato. L'abolizione del feudalesimo, la dissoluzione dei legami, che un tempo impedivano il passaggio e la circolazione della proprietà ttrriera, le scoperte della meccanica, la trasformazione delle industrie, l'apertura delle grandi vie di comunicazione, finalmente i mutamenti politici provocati dalla stessa Borghesia, son stati altrettante tappe della sua marcia trionfale verso il potere e la ricchezza. Qui la nobiltà sollevata dalle funzioni politiche presso le popolazioni, libera dalle cure dell'agricoltura. si rifugiava nelle città, si raggruppava intorno al trono, soltanto preoccupata di conservare le sue rendite, che le venivano ormai pagate in denaro e ch'essa sperperava,· godendosela nel lusso e nell'ozio delle capitali. Li i piccoli proprietari, l'artigianato indipendente, soccombevano vittime sia della legge che distruggeva le comunità e le corporazioni, sia delle trasformazioni industriali, dell'apertura delle grandi vie commerciali, dell'aumento delle cariche pubbliche. Da una parte la Borghesia, sostituendosi alla nobiltà, occupava tutti i posti, non piu in nome del diritto divino, ma in quello della sovranità popolare, e, impadronendosi delle amministrazioni, veniva cosi a disporre del patrimonio pubblico. D'altra parte essa guardava al contadino come alla sua preda e vedendolo, oberato dai debiti e dalle imposte, ipoteBibliotecaGino Bianco
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