F.S. Merlino - Questa è l'Italia

134 F. S. MERLINO cario inviato dal governo riparatore. Mazzini, invitato ad abbandonare Napoli come un intruso, insultato, mancò poco non fosse assassinato; piu tardi fu dichiarato ineleggibile al parlamento, a causa di una vecchia condanna a morte pronunciata contro di lui dai tribunali del regno sardo! La rabbia del potere, il timore di veder sfuggire la preda già afferrata, l'odio contro ogni manifestazione appena appena popolare, che potesse dare alla rivoluzione un battesimo, un tono meno esclusivamentè borghese, balzano da ogni pagina della storia del 1860. La Farina dapprima tresca in Sicilia contro Garibaldi e gli suscita delle difficoltà a un punto tale, che Garibaldi deve espellerlo. Cavour riceve lo schiaffo, ma sostituisce La Farina con il Depretis; e Garibaldi è costretto a ritornare in tutta fretta da Napoli in Sicilia. per sventare nuove tran1e. Crispi stesso è aggredito per le vie di Palermo da agenti che lo vogliono arrestare, ma riesce a sfuggirli. A Napoli lo Spaventa rinnova le gesta di La Farina e del Depretis in Sicilia e Garibaldi deve cacciarlo via. La corruzione viene diffusa a piene mani da un capo all'altro dell'Italia, fino a che si sia votata l'annessione, a occhi chiusi, la resa senza condizioni dell'Italia al Piemonte, e, raggiunto tale risultato, quando l'egemonia piemontese su tutta Italia non incontrò piu ostacoli, né negli amici dei regimi caduti, né in coloro che aspiravano a un regime piu popolare, l'opera di unificazione italiana, come allora si diceva, o piuttosto dell'asservimento, della sottomissione a un solo e medesimo giogo, incominciò. Neppure qui alcun riguardo: l'unificaziòne andò dal debito pubblico al nome delle vie. La coscrizione obbligatoria, il monopolio del tabacco, poi quello del sale furQno importati con una fretta degna di miglior causa nelle provincie in cui erano sconosciuti. Uniformità del tutto passiva: l'Italia fu stesa su un letto di Procuste. Gli episodi sulla coscrizione obbligatoria in Sicilia non son da meno, per ferocia, di que11i sulla repressione del brigantaggio. Udite questo proclama di un capo militare agli abitanti di Licata (Sicilia). È in data 15 agosto 1863: « Se domani alle ore 15 i renitenti e i disertori che sono ancora latitanti non si saranno presentati, toglierò l'acqua alla popolazione e ordinerò che nessuno possa uscire di casa, pena la fucilazione e altre misure piu severe» (sic! ) È vero che questo ordine fu revocato, quando il municipio chiamò alle armi la guardia nazionale come per dire al comandante: «Voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le postre campane». Bi_bliotecaGino .Bianco

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