F.S. Merlino - Questa è l'Italia

IL GOVERNO 133 tregua agli insorti, o piuttosto a coloro che si difendevano. Si trattarono i cafoni come schiavi e furono falciati senza pietà. C'è, nelle origini del regno d'Italia, una pagina tale, che può essere solo paragonata alla settimana di sangue della Comune parigina. Abbiamo già citato le cifre spaventose della repressione del brigantaggio. L'onorevole Ricciardi, un giorno, lesse alla Camera dei deputati l'elenco particolareggiato, con nomi e circostanze, dei 58 individui fucilati brutalmente in Calabriv senza processo 6 • Le corti marziali in funzione avevano troppo da fare per potersi occupar~ di tutti. Un altro deputato, il Mirelli, parlò, nella seduta del 5 dicembre 1863, di un plotone di soldati che, presso Nola, diedero l'assalto ad una casa e, non potendo entrarvi, le diedero fuoco e uccisero il capo famiglia mentre, affacciato alla finestra, si stava arrendendo e come lasciassero a piangere presso il cadavere una figlia, la mo~ glie e due ragazzi. La colpa di quel padre di famiglia era di avere risposto ad alcuni colpi di fucile, sparati dai soldati nella notte, con uno sparo in aria, al fine di allontanare quelli che egli supponeva fossero dei ladri, perché si era nella stagione del raccolto. L'uccisione fu denunciata, ma l'autorità giudiziaria rifiutò di istruire il processo. Chi poi non ha letto le commoventi pagine che il Lenormant dedica al brigantaggio in Basilicata e in particolare allo sfortunato Borgès? Il cabecilla spagnolo era venuto a dirigere l'insurrezione: dopo varie peripezie, fu catturato mentre passava la frontiera romana. Non si volle considerarlo un nemico vinto, ma un bandito, un cafone. un brigante e venne fucilato. « L'esecuzione di Borgès resta - dice il Lenormant 7 - una macchia di sangue per il governo italiano». Tali macchie non sono rare. C'è qualcuno che possa eguagliare l'ingratitudine di quel governo contro quegli stessi rivoluzionari, che furono gli autori della sua fortuna? L'esercito garibaldino fu sciolto; piu tardi, anche la guardia nazionale; lo stesso Garibaldi sorvegliato, spiato, combattuto dal momento in cui fu in Sicilia e a Napoli, prima che fosse reso invalido da una palla dell'esercito regio ad Aspromonte; poi arrestato e graziato. Un uomo del popolo, Corrao, il quale alla nuova della rivoluzione siciliana era accorso con Rosalino Pilo, fu ucciso per mano di un si6. I nomi di quegli infelici sono anche annotati nell'Almanacco Storico d'Italia di M. MACCHI,Milano, 1890, p. 49, 50. · 7. LE!'.ORMA:,.JT, Attraverso la Puglia e la Lucania, p. 241 e segg. - Biblioteca Gino Bianco

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