F.S. Merlino - Questa è l'Italia

110 F. S. MERLINO civile, si ostinava a negare ogni colpa, fu legato a una tavola e di nuovo fu trattato - è sempre l'espressione testuale - con una buona dose di colpi di scudiscio. Ma poiché questo, benché somministrato con tanta generosità, non produceva l'effetto voluto, i due ufficiali civilizzatori si ricordarono senza dubbio delle loro letture giovanili e la scena cambiò. Fu portato un braciere ardente e l'imputato fu rosolato; e finalmente il secondo detenuto, con voce spezzata dalle grida di dolore e dalle lacrime che furon prese per segni di pentimento (oh! ombre di Beccaria e di Verri, dove siete?), confessò anch'egli di aver rubato: ma fu tutto, perché non poté dire dove avesse nascosto il denaro. Nuovamente picchiato e torturato, indicò un luogo lontano, sperando di scappare lungo la strada. Difatti fu condotto li e, naturalmente, non si trovò nulla. La rabbia degl'inquisitori non aveva piu limiti; e i poveri diavoli, non sapendo come andarne fuori, sempre sotto la persuasione dello scudiscio, denunciarono dieci loro compagni come complici e ricettatori del denaro rubato. Cosa triste, a pensarci, si arrivò, sempre col sussidio dello stesso strumento, a far confessare a tutti i dieci nuovi martiri di aver partecipato al furto! « Qualcuno crederà che, avendo ottenuto confessioni complete, quegli uomini siano stati passati al tribunale. Errore: si chiese la restituzione del denaro e i poveri diavoli, tranne i 79 talleri ch'erano stati loro portati via, non avevano il becco d'un quattrino. Non sapendo che fare e desiderando di finirla con tante sofferenze, ricorsero a un'astuzia che rivela una caratteristica fra le piu ammirevoli della vita dei barbari, la solidarietà fra i membri di una stessa tribu. Dichiararono dunque di aver nascosto il denaro in luoghi, che indicarono vicino -. al villaggio abitat_o da loro parenti ed amici; e fattivisi condurre dai carabinieri. implorarono da quelli che si trovavano li, li conoscessero o no, l'elemosina d'uno scudo, d'un mezzo scudo e anche di meno per raggranellare la somma che i barbari giustizieri italiani esigevano da loro. Gli infelici avevano la ferma convinzione che sarebbero finalmente stati messi in libertà. Non sospettavano che la civiltà europea, pur aggiungendo in Africa ai suoi strumenti di moralizzazione lo scudiscio, non rinunciasse al suo apparato giudiziario, alla detenzione preventiva, al penitenziario e a tutte le altre armi piu o meno arrugginite dell'arsenale giuridico. « I dodici imputati indigeni dovettero dunque aspettare in prigione il giorno in cui si discuterebbe di loro; e quel giorno BibliotecaGino Bianco

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