e) le spese destinate alla soddisfazione generale di bisogni che sono riconosciuti come indipendenti dalla condizione d'avere compiuto un lavoro, come scuole, ospedali etc.; . f) infine un fondo per i non idonei al lavoro, ciò che si chiama assistenza, vulgo carità (Armenpfiege). Ciò che resta, dopo tutte queste detrazioni, del prodotto del lavoro va a costituire « il fondo di consumo individuale» da dividere fra i « produttori individuali )). Qui si rivela il carattere della dottrina di Marx. Da una parte Marx critica l'economia borghese ed attacca il regime capitalista; dall'altra egli adotta il bilancio del capitalista, dell'imprenditore; spese generali, imposte o prelevamenti per i servizi pubblici, persino la carità ha un capitolo nel bilancio della società futura. E ciò che resta (il residuo degli economisti, detratta la rendita, l'interesse e il profitto, si potrebbe quasi dire il quod superest dei Padri della Chiesa) è da dividere fra i produttori individuali, cioè fra i lavoratori propriamente detti, dato che l'amministrazione generale e gli altri servizi pubblici vengono considerati a parte. La « soddisfazione generale di certi bisogni )) (scuole, ospedali, etc.) non rientra nel consumo; perché non vi si partecipa come lavoratori ma come uomini. Occorrono delle riserve per gli infortuni; il mutuo soccorso, cioè la solidarietà fra gli aggruppamenti di produttori non basta; e bisogna « estendere la produzione _>>. Infine la teoria borghese della produzione cammina a braccetto con la teoria comunista, donde le piu graziose contraddizioni. Rileggiamo il programma di Gotha: § 1) Distribuzione secondo i bisogni, in parti eguali (Vi è una contraddizione anche nel primo termine di questa proposizione). § 3) Regolamentazione del lavoro da parte della società (!) e divi·sione giusta del prodotto del lavoro. · Lo stesso Marx si accorge di queste stridenti contraddizioni e si rifugia in un compromesso. 49 BibliotecaGino Bianco I .. I ·-
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