• i sensi. In primo luogo il governo, con tutto ciò che vi si collega, chiede la sua parte dei frutti del lavoro, poiché esso è l'organo sociale per il n1antenimento dell'ordine; poi vengono le esigenze delle diverse categorie di proprietari, che pretendono di essere le colonne della società, etc. Che resta allora, di tutto il prodotto, ai lavoratori? Niente di piu di quello che resta loro oggi. Si vede dove si arriva con simili anfibologie. Marx propone, al posto ·dell'articolo criticato, la seguente formula: « Il lavoro non diviene fonte di ricchezza e di cultura che come lavoro sociale o, ciò che torna lo stesso, nella società e tramite la società>>. Ma questa formula è almeno vaga ed inesatta quanto l'altra. « Lavoro sociale>>e «ricchezza>> sono termini presi in prestito, specialmente il secondo, alla tecnologia dell'economia politica e si prestano a interpretazioni diverse; in nessun caso essi possono darci il criterio per la ripartizione dei prodotti del lavoro . . ' . 1n una soc1eta comunista. A questo bisogna aggiungere che nella proposizione formulata da Marx manca la qualifica di utilità, che è essenziale quando si tratta di definire il lavoro in rapporto alla produzione; nessuno sosterrà che tutto '.il lavoro sociale, cioè compiuto in società, sia utile ed egualmente utile. Finalmente arriviamo a queste conseguenze: I. Vi sono differenti gradi di utilità del la.varo, e l'utilità dello stesso lavoro differisce a seconda che lo si riferisca all'individuo o alla società. Molti lavori di piacere, sono, per il fatto stesso che soddisfano ad un desiderio dell'individuo, molto utili in rapporto a questi, ma forse inutili alla società. · II. L'utilità di un lavoro non deve essere considerata esclusivamente al presente, ma anche in rapporto all'avvenire. III. La stessa ineguaglianza che esiste fra· i lavori, esiste fra i bisogni. Si può stabilire una misura esatta di queste ineguaglianze, sf o no? Questa è la questione. Marx e i suoi discepoli, senza discuterla, ammettono la risposta affermativa. Noi anarchici rispondiamo negativamente e concludiamo: 47 • BibliotecaGino Bianco ' i
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