A cavallo delle loro leggi naturali e indefettibili, gli economisti giustificarono lo sfruttamento del lavoratore, la speculazione, l'usura, i debiti, le imposte piu inique; magnificarono le « virtu » capitaliste e pretesero all'eternità del sis~ema. A. Smith pretese che << il povero trae beneficio dal soprappiu del ricco»; che i ricchi, « malgrado il loro egoismo e la loro rapacità naturali, e pur non avendo, nello sfruttamento del lavoro di migliaia di loro simili, altro scopo che il soddisfacimento dei loro desideri vani e insaziabili, sono guidati da una mano invisibile a dividere il necessario alla vita, quasi come se la terra fosse stata spartita in parti eguali fra i suoi abitanti >>. « Quando la Provvidenza», aggiunse lo Smith in un'estasi religiosa, « divise la terra fra un piccolo numero di signori, non dimenticò né abbandonò coloro che parevano essere stati lasciati senza la loro parte >>. 1 Il Bastiat espresse la stessa idea in modo piu astratto. « Tutti gli interessi, abbandonati a sé stessi, tendono a combinazioni armoniche, alla preponderanza progressiva del bene generale >>. (Harmonies économiques, p. 5). È vero che il Malthus mostrò il rovescio della medaglia : la natura o la Provvidenza che ordina a una parte degli uomini di non sedersi al banchetto della vita, scacciandoli a viva forza, sopprin1endoli senza pietà. Ma, ottimista o pessimista, la teoria economica pesava sull'umanità come un destino orri?ile, particolarmente sulla classe operaia. Perciò è da questa che partf il segnale della rivolta; è essa ché le fece subire i piu rudi scacchi, da quando reclamò e ottenne in Inghilterra quelle leggi di fabbrica che gli industriali e i loro compari, gli economisti, diffamavano come rovinose per l'indu1 Cfr. lo Spencer: « La povertà dell'incapace, le strettezze dell'imprevidente, la fame .dell'ozioso e lo schiacciamento del debole da parte del forte ... sono i decreti di un'alta, chiaroveggente benevolenza ». (Sins of Legislators). In Coming Slavery lo Spencer tratta i disoccupati da fannulloni, da bricconi e dice « che per legge naturale una creatura che non ha bastante energia per mantenersi deve morire ». 156 Biblioteca Gino Bianco
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