Saverio Merlino - Concezione critica del socialismo libertario

sfare i loro bisogni o i loro capricci. Quando questo limite è raggiunto, il proprietario lascia la terra incolta, il capitalista chiude l'opificio e l'operaio muore di fame. Ciò si comprende, anzi è necessario nell'attuale regime, poiché è indispensabile che il padrone possa fare ~ssegnamento sulla fame dell'operaio per imporgli le proprie condizioni, che il negoziante possa contare sul bisogno che gli operai hanno dei suoi servizi per imporre loro i propri, che il grande capitalista, il commerciante in grosso, il banchiere possano agire nello stesso modo verso i loro clienti ... Il risultato è che realmente su tutti i mercati vi è appena di che vivere per qualche giorno, e che la 1ninima circostanza imprevista può ridurre un paese alla fan1e. Non bisogna dunque fare assegnamento sull'abbondanza delle provviste esistenti, non bisogna credere che non avremo altro da fare che invadere i negozi e consumarne allegramente il contenuto per settimane o mesi. Scoppiata la rivoluzione, il nostro primo pensiero dev'essere la produzione : prima ancora di battersi, bisogna esistere. Certamente anche oggi si hanno i mezzi di produrre abbastanza per soddisfare tutti i bisogni ragionevoli, cioè per dare a tutti un benessere superiore anche a quello della media della classe capitalista attuale. Ma tutto questo benessere bisognerà crearlo col lavoro, con la trasformazione dell'industria, perfino della tecnica individuale, con l'istruzione, ecc. Inoltre (fatta eccezione forse per alcuni prodotti) non ci sarà mai abbondanza assoluta, soprappiu di produzione, poiché sarebbe assurdo che l'uomo lavorasse per produrre ciò di cui non ha bisogno; de1icherebbe piuttosto il suo lavoro a nuove produzioni per la soddisfazione di bisogni nuovi. I bisogni sono infiniti, aumentano sempre e il lavoro, invece di diminuire e discendere a zero come pensano alcuni, probabilmente aumenterà, pur diventando gradevole, vario e libero. Non vi saranno piu, come oggi, uomini condannati a lunghe giornate di lavoro, a fatiche che abbrutisfono ed uccidono, ed oziosi che si affaticano il cervello a cercare il n1ezzo di ammazzare IO/ BibliotecaGino Bianco

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