Filippo Turati - Giacomo Matteotti

I ,FILIPPO TURATI GI·ACOMO MATTEOTTI :L I B R E R I A E D I T R-I C E ,, A V A N T I I » Con il contributodi

• Biblioteca Gino Bianco ,,

Si ha un bel t~1ulere a una ,vita staccata da ogni emozione, tutta chiusa nella ramatura esatta di un pensiero che la verginità dello spirito suscita e nutre. Un improvviso ricordo spreme lacrime che hanno il sapore di wue le t,ristezz'e.. E piangere bisogna. Questo discorso pronunciato da Filippo Turati il 14 settembre 1927 alla Casa del Popolo cli Bruxelles, incrina la nostra logica tentando· la nostra malinconia. Perchè .Filippo Turati non ~ più. E nella foga appassionata, ornata e soccorrevole del prosatore insigne e dell'oratore principe, si avverte una voce dolente e presaga. Nel rimprovero al sopravvissuto che soffre l'inclemenza di una età che si fa tarda e solitaria, è una invocazione alla vita, alla piena. vita del proletaria~o italiano affrancato dalla schiavitù e afjfoncato nell'ascesa ai fratelli d'Europa e d'America e d'Asia, un richiamo ai morti e un incitamento ai vivi, un grido di •1 ede, un giuramento di fedeltà all'idea che fu sua ed è nostra. A Filippo Turati, a questo italiano schietto, a questo socialista che ebbe il pudore della propria dominante personalità, che più si voleva maestro e più si faceva discepolo, che le vicende comandavano capo e la modestia allineava gregario, non fu dato di morire in patria, di comporsi nel silenzio sotto i fiori del nostro memore af/etto, accanto alla compagna preziosa e generosa, Anna, Kuliscioff. Morì in esilio, Filippo Tu.rati, a Parigi. E nella sua ventura si riassume e si esprime la tragedia del proletariato italiano. Caro Turati, che la folla amava e non sempre capivq. Tu eri ben degno di dire di Giacomo 1Uatteotti, il migliore di tutti noi. Verli, la grande alba che tu auspicavi e promettevi ai lavoratori italiani, ai lavoratori tutti di ogni parte del mondo, è - vicina. Già sale il -sole - il sole nostro, sole rosso - nel cielo che si fa bianco, e il nero della barbarie muore. I Biblioteca Gino Bianco

Bib 1oteca Gino Bianco

Seno felice nel mio dolore, felice di poter effondere fra Voi il mio dolore il quale non è solo il mio dolore personale, ma è qu~'ilo di tutto un proletariato, di tutto un popolo; e diventa ogni giorno di più .il dolore di tutti i popoli, l'angoscia del proletariato universale. Sono felice, nella tristezza profonda, tristezza di socialista, tristezza di profugo, tristezza di sopravvissuto alla nostra vittima .rimpianta, sì, tristezza di essere sopravvissuto; sono felice di questa tristezza profonda e molteplice di avervi non soltanto ascolt~tori e testimoni, ma di avervi consenzienti· complici direj quasi ansiosi e invidiosi di questa stessa angoscia, che è la ■1ia, che è la nostra angoscia che il tempo non placa, che al contrario il tempo, questo grande anestetico la cui spugna formidabile pà-ssa e cancella tante cose buone e cattive, sublimi e miserabili sul quadrante della vita, sul quadrante del nostro cuore, che anche il tempo; questo lddio inesorabile' e possente, è impotente a placare, an21i esso lo acuisce e la universalizza ogni giorno di più. Sono felice di vedervi penetrati di questo stesso rimpianto, infiamma.ti da quèsto stesso medesimo sdegno. Voi compagni belgi, Voi gli ered'i dI° Cesar De Paepe e di Gio·vanni 1Volders, gli alunni di Wanderveelde e di Brouckère, di Bertrand e di 'Anseele, l'avo venerato, Voi che rappresentate in Europa, che ,dico? nel mondo intero il più bell'esempio, il più completo, il più consapevolmente e volutamente integrale di tutti i movimentL operai, di tutti i partiti socialisti. Ed è ben per questo che Voi siete qui compagni belgi, Voi fior fiore di una élite, circondati da tutta quanta ·una internazionale, che vi rende questo omaggio meritato, che vi ha scelti per la celebrazione di questo rito, che resterà inci6o nel bronzo della 1atoria, per affidarvi questo monumento sac1·0 di arte e di. pensiero, questo monumento, del passato, questo moi:1mnento del p1·esente, questo monumento dell'avvenire, di cui essa vi istituisce ,depositari e custodi, considprandovi come il cuore clell'internazio• nale, come il suo cuore stesso. Questo monumento doveva elevarsi nel Belgio. No: se questa <'erimonia si celebrasse altrove, se si celebrasse nella stessa Parigi, e chiedo scusa della mia franchezza agli amici di Francia 5iblioteca Gino Bianco

nazione ospitale, _,,checi accoglie Lutti noi esuli coi1 tanta cordialità e generosità, se questa cerimonia anche si ,svolgesse a Parigi, la città della luce, la città delle grandi rivoluzioni politiche 1 quella che celebra e onora tutti gli anni al Père Lachaise il . suo · rito espiatorio dinanzi al muro triste e nudo dei federati, io non proverei lo stesso sentimento, non lo pr~verei con la stessa intensità. FoTSe amici di Francia, il nostro ,socialismo latino, che da Voi è sopratutto elettorale parlamentare, pur onorandosi di tanti avvenimenti e di tanti nomi gloriosi, e. senza che io mi indugi nei preciu-sori, mi basta di evocarne uno solo, quello che tutti li riassume, quello di un altro martire, di un altro assassinato, sul cui corpo la guerra mondiale se volle scoppiare ha dovuto prima pa,ssare e il cui cadavere riempie oggi e irradia il vostro monumentale Pantheon, ho ben nominato Giovanni Jaurès, il nostro socialismo latino dicevo è forse un socialismo più di superfice che di profondità, esso è troppo profondamente politico per poter esse e ciò' che Voi siete, compagni belgi: tuÙo il sociali~mo. E mi parrebhe che la grande figura di_Matteotti sarebbe in Francia corne assorbita e sommersa nell'abisso di quella storia enorme, sarebbe come schiac-ciata da quell'arco di trionfo ideale i cui pilastri giganteschi si poti-ebbero denominare da un lato Robespierre e dall'altro Napoleone'. No, se questo• monumento. ,si erigesse a Berlino, a Vienna, in una di quelle città tedesche donde venne al socialismo tanta hice di scienza, nelle quali echeggiano ancora i nomi immortali d'i Marx, Engels, 4_iJquel grnnde buon Vit. 'torio Adler di cui <il figlio che è quì 'ci rievoca ancora l'immagine fisica e inorale e quei nomi e la dottrina che s.i intitola da essi, sono ogni giorno vivificati dai loro epigoni,· i vecchi c-ome i giovani, i Kaukskin, i Bernstein, i Bauer, gli Hilferdings, e tutti gli altri che conoscete. Se si eriges;;e a Londra, la città oceanica, di cui Marx il profeta fece la sua ;;econda patria e dalla quale sca• vando a fondo egli trasse i grandi blocchi di pietra con cui co• strusse quel grandioso moncmento ideologico più saldo. del bninz.o che si chiamò IL CAPITALE; dovunque in qualunque altro luogo io llOJl proverei questa stessa dolcezza e questa ;;tessa emo .. zione. -6Biblioteca Gino Bianco I

E qui, e qm m questo •Belgio così piccolo e così grande, così uno e èòsì. dive~s~ ·in se stesso dove fiamminghi e valioni, dove . ,- celti e· galli, do;e Frància, G~rmania, Oianda, Inghilterra si ilan~ no di ·gomito e confondono il loro genio e le loro audacie-, in questo laboratorio sperimentale della storia c dell'economia, dov·e il' ~ocialismo ~ive come in casa propria e presta °la propria aureo-· la agli individui e alle classi, qui dove l'idea ha il privilegio divino di trasformarsi immediatamente in azione, se pure non è piuttosto l'azione che precede e dà le basi all'idea, qui dove la teoria e la prntica, l'ideale e il reale non fanno che unò-, dove-- tutti i giorni del calendario sono un po' il primo Maggio, perchè ogni giorno è giorno di battaglia, è giorno di conquista, perchè avete imparato a nulla disdegnai·e di tutto ciò che porta una pi~tra all'edificio e a tesoreggiare tutti gli sforni quotidiani èhe· fanno e che faranno il -socialismo come quelle minuscole conchi- ·, glie madreporiche onde· si formano i nuovi continenti che emergono dai mari, fra le vostre cooperative, immagine e presagio della futura « società di uguali )), fra le vostre « case del popolo » delle quali il Vooruit è in prima linea, la prima nel tempo, la prima nella gloria, fra i vostri minatori che trasudano il diamante nero dalla loro pelle ;mnerita e indurita e scavano al tempo stesso gli ipo-gei della terra e quelli del capitalismo, fra i vostri tessili, il cui passo cadenzato ricorda il tic-tac del telaio, la cui evoluzione economica riassume e riflette q;ello della società contemporanea alla quale essi tessono il lenzuolo funebre, mentre tessono le fascie per quella che dovrà succederle, fra i vostri metallurgici ·il cui accento ha il timbro sonoro dei magli delle officine che non appartengono a loro, è qui che Matteotti perseguitato, calunniato, torturato nella sùa terra natale, inseguito persino nella sua tomba 6olitaria, ov,e si contende alla vecchia madre, desolata Niobe curvata e affannosa, financo la pietà degli ultimi crisantemi, massacrato nella propria terra dov,e è un delitto pronunciaré il suo nome e dove tuttavia la inquieta sua ombra, invano proibita e minac-ciata, sorg'e ogni sera nella bruma dei tuguri, come lo spettro che faceva impallidiré Lady !M'acbect, come la croce che mette in fu~a Mefistofele, e dove le ultime parole che egli pronunciava spirando, fiammeggiano sull'orizzonte tempestoso come -7Biblioteca Gino Bianco

il MaM Teker Fare agli occhi del tremante ,Balthazar; è q'Ai cheegli doveva rizzars.i tutto intero e viivo sopra l'abisso, è. qui che dQV'eva spezzare il • suo vigilato sepolcro, che doveva la prima volta· dopo la morte rivedere la dolce luce della terra e dei cieli, ehe ,d'oveva erigersi il simbolo e al tempo stesso sentirsi come in. cru;a propria, come egli sapeva ·sorridere e gittare con noi tutti· i venti della storia, la gioia della speranza e della rivendic.azione sacra e augusta del domani. Matteotti il simbolo! sì, il simb~lo ! ho· pronunciato la parola .che lo sintetizza. ~imb_olo di socialismo, simbolo di devozione alla idea, simhol•• diiacrificio e di umanità, simbolo sopratutto di quella terra pro• lll~.~. di quell'avvenire ,di giustizia che egli ha preconizzato e riec'r,cato con tanto ardimentò, .;erso il tquale accorreva con tanto slàncio e .che egli credeva di raggiungere e di abbracciare un gior• no allorchè la Parca dagli occhi di scheletro_ l'arrestò, lo strangolò baciandolo sulla bocca. Ah! io sento compagni e voi lo itentite anche più di me, voi donne -socialiste valorose .compagne del no- ,5tfo rud-e travaglio, quanto questa parola il ,siinbolo è gloriosa e t:into arida come }'_amico ,che abbiamo perduto, come colui che era, lo si ripetè tante volte, il mio figlio intellettuale, proprio i\ ·mio ·,figliolo il più· caro dei miei figlioli, quello di cui ved(j an• cora il sorriso affettuoso, ironico e penetrante, l'ho qui davanti ai miei ·occhi, qµello che io accarezzavo prendendogli la testa fra le maqi '.come si fa ai ragazzi prediletti; codesto giovane trentacin• qlienne così ·giovane, così vivo, così forte, così dolce e ·così ~ot• .toniesso e -co•sìvolontario e tanto fiero e tanto modesto, così co• r_aggioso senza posa, così imperioso senza durezza, così indulgente per -gli altri e -così severo con se stesso, che predicava sopratutt9 con l'esempio;. così buon figliolo, così uoqio nella pienez-zà•del vocabolo, colui ch'io accompagnavo così spesso _per ap• prendere tutto ciò che i vecchi debbono imparare dai giovani, cJie veniva 'da me nella mia bella casa rimpianta di Milano, e la mja COII!cpagna.che così presto doveva raggiungerlo nel regno degli spettri, am~va ripetere che egli· veramente era ·il nostro idolo, CO• lui ch'io seguivo nella sua casa a Roma e lo vedevo abbracciare ,e ca;~·zzare i .suoi tre bambini, che· ignorano anche oggi la orribile 11<>rteche li colpì e a ogni. campanello ·che s_entono alla porta si · -8Biblioteca Gino Bianco

tlomandano ansiosi se per caso non è il padre che ritorna dal suo. troppo lungo viaggio; come colui che io definii il più forte e il. più degno di noi tutti; quegli che aveva consacrato tutto l' e66ere 1uo come una pia offerta alla casa dei diseredati .che noi amiamo, quegli che era tutto, che valeva noi !utti, che era solo, in qual-- ehe modo egli solo tutto il partito, quegli che di tanti noi abbiamo conosciuto, perchè aveva il dono -dell'abiquità di certi santi, era insieme in città in campagna ed all'estero, al _congresso na-- zionale ed alle riunioni dell'internazionale quasi nel tempo metlesimo, che non mai si sottraeva al suo compito, per il cui ardore nulla era mai troppo alto, nulla era mai troppo umile, che nella 6tessa giornata lanciava alla camera il discorso formidabile· che metteva in imbarazzo anche gli avversari meglio armati; « fu unodi oodesti discorsi, l'ultimo, che gli è costato la vita », e piegava la propria intelligenza a sermoni familiari, che commuove econvince il più incolto dei compagni, lui, Giacomo .Matteotti, buon camerata sarebbe trasformato in una specie di fantasma ideale di attrazioni personali librantesi sopra le cose . .Allora davvero sarebbe morto, definitivamente inorto anche nei ricordi, sarebbe morto egli il giovane e io; sentirei onta di sopravvivergli, io l'antenato. Si, egli non ci appartiene più. Non appartiene più ai suoi amici, alla sua donna, alla sua madre nè al socialismo italiano. Nostro malgrado diventò .proprietà di tutto quanto il mondo del lavoro, espressione personificata dell'internazionale. Ce l'hanno rubato. E ,siamo noi che dobbiamo prestarci a ~nesto furto. Come disse testè Endershon nel suo nobile discorso, non è la sua morte che noi qui evochiamo e piangiamo, è piuttosto la sua vita che noi esaltiamo, lo spirito che lo animò e caratterizzò, la fede per la quale egli ha testimoniato offrendoci appunto la sua vita,. gettandola. nel gorgo della storia, come 8i getta un fiore nel torrente che fugge. E' l'internazil)nale dei lavoratori che si riflette nella sua memoria. E' la ribellione eterna della umanità. contro la tirannia e la violenza; l'uomo che è uscito dalla élasse cui naoque, che ha disdegnato e .dispremf1tO il prwilegio eco. nomico di cui avrèbbe potuto tranquillamente godere e spinto dall'aristocrazia della propria anima 8i è lanciato, proletario volontario, dal lato e a lato degli oppressi. 9B1blloteca Gino Bianco

· E allora è trasfigurato. La cronaca credeva di trasmetterlo alla •€toria, l'ha già consegnato alla leggenda. Egli non è più socialista italiano, egli è belga, è europeo, è univer-sale; cittadino di tutte .le città, cittadino della città unica, di quella dei nostri sogni. La sua mol"le è ancora una nascita. La ,ma opera non è ieri, ina il domani, il dopo domani. Noi non lo piangiamo perchè sia par- 'tito; lo attendiamo come i figli di Israele piangendo sulle rive del fiume di Babilonia attendevano il loro messia, attendevano. e . in- ,·ocavano la nùova azione. Sì, piccoli figli del martire che ad ogni campanello che suona alla porta vi chiedete -ansiosi se, per caso, non fosse il padre che ritorna dal suo lungo viaggio; sì, dolci e fragili innocenti cui il fascismo non perdona di essere usciti ~a quel ceppo, di essere gli orfanelli che essi, il fascismo, ha reso tali, poichè come tali porgono la testimonianza se anche inconsapevole del proprio misfatto; sì, piccoli martiri, che ignorate ,di esserlo, confidate. Noi v ene facciamo giuramento: vostro padre tornerà! Ritornerà e vi si porrà alla nostra testa, ve lo spingeremo noi stessi e una folla folla di morti lo seguiranno; una folla anche di vivi, una folla di semi-morti, ritr-0veranno la loro anima e la loro vita, marcerà verso il Campidoglio, oggi insozzato e disonorato, verso il Cam- -pidoglio ridivenuto fulgido, col passo deciso giovane e fiero, bran- ' dendo la bandiera ros~a come al buon vecchio tempo.· Sarà il capitano per il diritto che deriva dall'assassinio. E quel giorno, quando la falange ,sacra riprenderà il suo cammino per i suoi diritti sarà tutto un popolo, sarà la novella Italia, cacci<a-taper un istante nelle tenebre dal più esoso medio evo, che ripiglierà il proprio posto al sole nella storia; sarà tutto un popolo che voi ritroverete ai vostt·i fianchi nella lotta per la giustizia sociale. Ma perchè, mi si potrà domandare, perchè così grandi onori riservati ad uno solo? ~l fascismo pe1· impadronirsi del potere, per d_istruggere l'Italia, ·per saziare la sua sete di ricchezza, dovette passare sopra un dmitero; ha raggiunto la vetta scaglionando il proprio sentiero sopra una piramide di cadaveri. Esso ha fatto strame della dignità di tutti gli, Ita)iani. Esso ha confutato i suoi avversari mer- -cè il bastone elevato alla dignità di santo manganello, mercè il c5accheggio e la bomba. Ha elevato il crimine a strumento di ·re- - IO - Biblioteca Gino Bianco

gno. ha insozzalo tulUY ciò che ha toccato. Ha distrutto .ciò che vi era di bello e di grande nel suo proJ)rio paece. Il prodotto- degli sforzi dei lavoratori durante mezzo secolo di lotte eroiche, fu raso al suolo e, sul suolo devastato, fu sparso il sale della disperaz!Ìone, perchè nulla più, vi ripullulasse. Ha disonorato il monarcato abdi- , catario, ha insozzalo la chiesa fingendo di. t;imetterla in onoi·e, per servirsi di essa contro la fede di Cristo; ha abolito la costituzione, sop1Jresso i I diritto del suffragio, ha asservito e violato la· giustizia, incatenato il pensier-o; ha riabilitato i Neron~ e i ·Cali-. gola, restituito in onore la deportazione amministrativa ·sull'esempio degli Czar cli Mosca; ha risuscitato i bandi intimati colle, ,, lettres des cachets )) dei suoi Ras; ha lanciato cittadini contro cittadini, ha disorgani~zato le famiglie, imposta la menzogna, fipo. crisia, la servilità a· quaranta milioni di italiani. Ha fatto una Varsavia cli -ogni città e di ogni vllaggio, di ogni casa una cella· carceraria, della penisola una immensa prigione governata dallo spionaggio e dal terrore, nella quale è delitto anche monnorare,, ogni cittadino teme del suo vicino, e gli amici hanno paura a .salutar.si nelle vie. Nessuna dominazione straniera fu più straniera di questo brigantaggio indigeno che si proclama nazionale; nessun esercito di occupa7iione del tempo cli guerrn fu più cinicamente feroce di codesta orda di mercenari che ha sottomesso nel nome -della patria, la patria disai·mata a una fa,,;ione armata. Nessun Attila, cli cui la storia serhi il ricordo, ha uguagliato questo. vandalismo. Ha fatto di più e di peggio. Dell'Italia che ,si vantava patria del diritto, dell'Italia paese povero, immiserito ancor più da una guerra cli quattro anni e dalle immonde speculazioni del dopo guerra, paese di antica civiltà, che tuttavia ;;otto la _pressione di un proletariato ard'ente e robusto, animato dalla propaganda socialista, si preparava a diventare veramente, fuori e contro tutti gli · imperialismi, un elemento di pace e solidartetà per i futuri stati d'Europa; di questo paese, per le neèessità della sua politica interna e della sua guerra civile, per la sua fauilità che sforza ogni tirannide a mantenere lo spirito guerriero dei suoi pretoriani ,contro il popolo che sfrutta, e di riserbarsi per ogni evento il DIVERSIVO di una guerra esterna ,che possa, .a un momento dato, - 11 Biblioteca Gino Bjanco

prolùngare, col sac.-ificio della patria, la sua dominazione esecrata,. na· fatto un-pericolo permanente per la pace oell'Europa, una mi-- ■accia costante di stragi e di devastazioni internazionali, sputandoil cinismo della sua malavita sugli ideali più nobili di fratellanza,. 6fidando e dileggiando LA SOCIETA' DELLE NAZIONI, questogerm~ che è. il ·principio degli ar~itrati, ·questa promessa; non esal. tando .eh~ il _FAUS RECIIT, il diritto del pugnò armato, ossia ·<lel sedicente più fq,Ete, ossia del più violento, del meglio armato, di clii sia meno impacciato da scrupoli umani, estenuando la Nazione 10tto J.e spese della organizzazione polizies.ca e. della preparazione. militare; sequestrando le industrie di pace per farne esclusivamente dei produttori di congegni di distruzione e di morte; millantando cli aver calpestato il cadavere imputridito della Libertà~ quanto dire di aver spossessato <la ogni influenza le classi prole1arie, la cu~ organizzazione e la_ cui coscienza sono pressochè l'unica garanzia efficace contro i conflitti sapgl}inosi che le rivalità eapitalistiche covano nel proprio -seno. In quest'ora di saccheggio e di distruzione materiale e morale, in questo scatenamento di terrore che è costretto a aumentare ogni ~forno, per evitare le rappresaglie, perchè -sa che un -solo minuto dj rallentamento sarebbe la rovina del regime e il disastro dei car- ■ efici Je cui vittime si contano a migliaia. Gli assassini garantiti dall'impunità più. assoluta e ammessi a beneficiare del sarcasmo di uila aiirnistia unilaterale, vengono decorati, esaltati, collocati sugli altari, mentre ~ono trascinati alle galere coloro che osano 1imidàmente teutare di difendersi. Codeste vittime non furono falciate soltanto nel campo socialista. Se il socialismo ebbe il grande onore '----'non senza ragione - di fornire il bersaglio preferito, il fascismo imperversò Ìn tutti i campi, dappertutto, ove nna coscienza diritta resisteva, bisogna colpirla o schiantada. E dappertutto al disopra della massa dei sacrificati, vi è qualcuno, il più rappresentativo, vi è un nome che riassume tutti gli altri. Domandate ai conservatori liberali, a quelli che qui chiamereste i «dottrinari>>, e vi risponderanno un nome: Amendola, già mi• nisfro delle colonie; interrogate i. credentj, le anime religiose, e vi citeranno il nome· di Doh Minzoni, il huon sacerdote veneto; i comunisti vf -segnaleranno Lavagnini, Gadda, eri altri numerosi; -12 - Siblioteca Gino Bianco

·i massimalisti altri valorosi come Piccinini, Consolo - Di, Vagno, eec. Gli anarchici il loro Spartaco Stagnetti. Tutti i partiti son• in gramaglie, tutte le classi presentano il loro martire. E; gli è - o compagni, o compagne - che proprio allorchè la tempesta miete più numerose vit~ime, allorchè l'uragano della barbarie schianta la foresta scrciale, il cuore degli uomini è troppo piccolo, che no II basta per piaugere tutti i sacrificati uno per uno; e ha biso- ~no di riassumerli, di impersonarli in uno s,olo, quello che le congiunture e il valore personale posero più in alto, più in vista. Questa ingiustizia è fatale. E' allora che tutti gli oppressi di Galilea assumano un nome solo, ,quello di ,Gesù Nazroreno, di cui la è_toria fa un profeta, la leggenda un Dio. E' allora che una guerra ,:111ta si denominerà da una pulzella d'Orleans, che una crociata si impersonerà in Goffred-o da Buglione. E' il milite ignoto, è la folla dei massacrati che prende un nome e un volto. Il nome e i\ •volto di Matteotti sono così il nome e il volto di tutto un intere popolo, di una civiltà raffinata e annichilita. E non è puro caso, ma ha un senso, un significato profondo, che l'apoteosi del martire Italiano ;;i celebri all'estero. Gli è che il fascismo - che in Itali~, per ragioni che ,sarebbe facile analizzare, assume una fisionomia e un carattere peculiarmente criminale - non è un fenomeno italiano; esso è, sotto fprme diverse palese ,e latente, il fe- ,.nomeno caratteristico di quest'ora della· storia di tutte le Nazioni -capitalistiche; l'insurrezione del capitalismo il quale .credendosi prossimo all'agonia, per ristabilire e garantire il· proprio ordine, deve sopprimere la legal~tà e la democrazia; .la dimostrazione di cui la plutocrazia (non dico tutta la borghesia e tanto meno la borghesia intelligente) è capace, quando l'assale il ·dubbio che l'ascensione del proletariato sul terreno _legale possa spogliarla dei 111oi privilegi. A.h ! infelici i popoli i quali, mentre godono au- t cora della santa libertà, no"u si ~ccorgessero del pericolo che li minaccia; non prendessero in tempo utiie le misure necessarie per difendersene_; non profittassero dell'esempio tragico che offre ad essi il mio §Venturato paese. Gli è che noi siamo, o compagni, ad una svolta della storia, nella quale non può più esistere un socialismo belga, o francese, -o tedesco, o inglc~c e c9si dì seguito, e neppure una parlicolan,

-tlemoérazia di uJI qualsiasi paese isolato, non può, NON DEVE .esistere che un sociaHsmo mondiale, che una democrazia universale, per_yiè la posta della battaglia - in Europa come in Ame• rica come nell'immensa Asia che si risveglia - è la libertà del mondo intero, è la civiltà del globo terra~queo, ohe l'imperialismo, il nazionalismo, la reazione minacciano insieme. Perciò l'Internazionale dei lavoratori, non _ è più un semplice ideale di solidarietà umana, che si possa indifferentemente affret• tare o ritardare; essa è imposta ormai da una necessità urgente di difesa e di vita. Se essa esiste, se essa prende vigore, la civiltà è salva. Se essa affonda, ·se essa svanisce, se essa si divide, se anche rimane -soltanto quello che fu fino a ieri, oscillante, impotente, accademica, è l'~ma'nità che diserta il suo posto di battaglia, che cammina a ritroso verso la schiavitù, verso la barbarie. E allora io mi chieggo: siamo noi italiani che dobbiamo rin• graziare voi, compagni belgi, dell'ospitalità che porgete al nostr? dolore? E rispondo: No! La riconoscenza è reciproca. Il martire che noi affidiamo alla vostra custodia amica e armata fino al giorno ,della risurrezione, non è un ospite di passaggio; è vostro sangue come fu nostro sangue. La ,sua vittoria, la sua risurrezione, saranno la vittoria e la risurrezione comune. Compagni, ho finito. So i doveri della sobrietà verbal~ che questa cerimonia impone a tutti noi e di cui Endershon e Van Roosbreck hanno dato esempio, che. io forse ehbi il torto cli non imitare abbastanza. Conenlitemi di chiudere il discorso con un ricordo personale. Son ben 35 anni - se non mi inganno - fu nel 1893 - e una inlern generazione passò in questo mezzo - si teneva qui uno dei primi congressi dell'Internazionale ricostituita. Giovanni Volders viveva an ora, sempre m·dente, sempre sulla breccia. Vanclervelde era alle sue prime armi; e non era, come oggi,' a titolo puramente di onore che De Brouckére fac~ia parte allora delle nostre avanguai·clie giovanili. Anseele, Bertrams e tanti altri, erano allora nel fiore degli anni. Carlo- Marx era morto da non mol• to, ma er:-t qui sua figlia Eleonora, dolce, vibrante, e Federico Engels ci gùidava ancora col suo buon gesto paterno. Era il primo congresso -soèialista internazionale _cui io mi permettessi. di .assistere. Il Partito Socialista Italiano stava facendosi le ossa; quando - 14 - Biblioteca Gino Bianco

io parlai in suo nome, fui salutato come il rappresentante dei « bersaglieri del socialismo >l noi eravamo i -nuovi venuti; gli adolescenti. Dopo 35 anni torno· fra Voi provato, curvato dalla vita e dalle sofferenze, al tramonto della mia carriera mortale che si chiude nell'esilio, rappre-sentante di un popo_lo sgominato; portatore, ahimè, di un messaggio di disfatta e di ·morte. Durante -codesto• tempo quanto si è lavorato! quante battaglie, e vittorie, .e delusioni anche! Senza dubbio, errori, improntitudini avranno solcato il nostro· rude travaglio. Triste l'uomo che possa vantarsi di .non avere mai fallito! Dacchè non solo nulla avrà appreso e com, preso, ma con ciò confesserà di non aver mai agito. Tuttavia nè la disfatta, nè l'esilio attenueranno la nostra fede, indeboliranno lenostre speranze. Al contrario è quella stessa disfatta, è codesto stesso errore generato da un terrore, -contrario e maggiore, dei nostri avversari, che ci danno la maggior certezza della nostra non lontana vittoria. Noi siamo e sa1·emo ciò che fummo. Morrenio avviluppati" in questa ~~essa bandiera. Che questo monumento lo ridica ai no• stri calunniatori! Che esso padi ai giovani operai del Belgio vallone e fiammingo, che esso parli anche a quella gio-ventù bor• ghese, la quale sente che i privilegi di classe sono un furto fatto alla collettività, se non si impegnano ad aiutare l'opera cli reclen"- zione, dica a tutti che la vita non mette conto di essere vissuta, che essa potrebbe veramente 'essere - come Renan ne espresse un giorno il sospetto - una farsa di_pessimo gusto, il prodotto di un llapriccio insolente dell"ozio di un Nume, se non si consacrasse tutta intera a~l'ideale cli una umanità più alta e meno belluina della presente; che la vita è un dramma serio e che non vive veramente chi, per codesto ideale, non è pronto, in ogni momento, a rinunciare alla vita. Se il monumento questo non dirà, se esso rimarrà muto nel freddo glaciale suo marmo, non sarà che una decorazione architettonica, che un sepolcro senza istode e senza anima. I grandi morti non -si onorano se non sforzandosi di emularli. Compagni, viva Matteotti! Viva l'Internazionale dei lavoratori! 15 - 7228 Biblioteca Gino Bianco

L. 5.- .,.... Biblioteca Gmo Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==