Umberto Terracini e altri - Matteotti

' I gno invincibile di ricominciare. Consigliargli la prudenza era vano; il consiglio si spuntava contro il suo bonario sorriso; il sorriso fatalista e un po' scettico di chi sente che la vita non vale se non per essere immolata; di chi sente che l'uomo intelligente, giovine, agiato, fortunato deve farsi perdonare dai sofferenti e dagli umili la sua propria fortuna con l'offrire ad essi ogni . giorno il sacrificio. Ah! gli eroi dal gesto imperioso, dal pugno sull'elsa, dallo sguardo napoleonico, gli eroi dei monumenti e dei quadri, qual misera cosa ci appaiono in confronto di questo credente senza fede, di questa audacia tenace celata nell'intimo, di questo ateo mistico, di questa accortezza prof onda fatta di ·candore. Oh! quante volte, mio dolcissimo amico, mio prediletto figliuolo, quante volte, accompagnandomi nel solitario Lungo-Tevere che ti guidava, sempre troppo tardi, alla casa felice dove ti attendevano festanti i bambini e ansiosa la consorte, quante volte ti rimproverai che dimorassi così lontano, fuori dalla frequenza dei centri più folti, e non recassi almeno un'arma con te! E quanto fu il mio rimorso mordente, allorchè, alle prime vaghe notizie della sua sparizione, mentre infilavo menzogne su menzogne a quella povera donna, in procinto di perdere il senno o la vita sotto l'urto violento dell'irreparabile, quanto e che crucciante rimorso sentivo di non aver osato, io, l'anziano, di impormi a lui, che forse mi avrebbe obbedito, di non averlo strappat.o da quel deserto, dove tutto poteva avvenire! Ma no, non era possibile; per immensa che sia divenuta la perfidia e la ferocia dell'uomo, l'atrocità della belva, non era possibile che tanto fervore, tanta vita, tanta e così prode giovinezza, sotto il fulgido sole di Roma, di fronte a Monte Mario aulente e memore, venissero colte da un agguato, recise, stroncate ... 39 Biblioteca Gino Bianco

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