E' una pagina di poesia, epica e lirica al tempo stesso in cui l'immagine del Nostro è rievocata con scultorea potenza e delicata profondità di patho!. Una pagina che dovrebbe essere letta in tutte le scuole d'Italia senza altro commento che la nuda narrazione degli eventi che la dettarono. Togliendola dall'oblio, crediamo di rendere omaggio all'Uomo che la scrisse e all'Eroe che l'ispirò. ( da « La Giustizia » 15-6-1952). AVEVA uno sguardo in cui balenavano insieme, a vicenda, la bontà del fanciullo, la tenerezza del mistico, la volontà ferma, accigliata, dell'uomo che non piega, che esige da tutti il dovere e prima da se stesso, ma si apre poi all'indulgenza di chi molto perdona perchè molto comprende e sa l'inanità del rigore contro le umane fralezze. Non aveva tempo da perdere, quasi presagisse di non averne molto ancora disponibile; la sua severità era figlia soprattutto di questa sua gelosia del tempo che fugge irrevocabile, del tempo che non è denaro ma vita, e chi ve lo ruba non è ladro, ma è lettera}• mente assassino. Detestava le chiacchiere. Ignorava ogni posa. Coi suoi bambini era madre; colla sua donna, spesso dolcemente imbronciata pel suo 37 Biblioteca Gino Bianco
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