Umberto Terracini e altri - Matteotti

' I titi che lo formavano, finchè non rimase ai sopravvissuti più in forma di attività in patria, che prendere la via dell'esilio. E con loro espatriava la memoria e l'effigie di Giacomo Matteotti che, cacciato dall'Italia, entrava nell'areopago internazionale socialista. A Vienna, il Municipio socialista intitolava un nuovo quartiere di case popolari « Matteotti-Holf ». A Bruxelles, nel terzo anniversario dell'assassinio, i socialisti belgi circondati da tutta intera l'Internazionale, vollero inaugurare alla loro Maison du peuple un monumento alla memoria di Giacomo Matteotti e chiamarono Filippo Turati, ramingo in terra di Francia donde non doveva più ritornare, a celebrare l'avvenimento. Ed egli, felice di poter effondere fra i suoi compagni il suo dolore « è qui, disse, che Matteotti, perseguitato, calunniato, torturato nella sua terra natale, inseguito persino nella sua tomba solitaria, ove si contende alla vecchia madre desolata, Niobe curvata ed affannosa, financo la pietà degli ultimi crisantemi; massacro nella propria terra, dove è un delitto pronunciarne il nome, e dove, tuttavia l'inquieta sua ombra, invano proibita e minacciata, sorge, ogni sera, dalla bruma dei tugurii, come lo spettro che faceva impallidire Lady Machbet, come la croce che mette in fuga Mefistofele, e dove le ultime parole, che Egli pronunciava spirando, fiammeggiano sull'orizzonte tempestoso come il Mane-Techel-Fare agli occhi del tremante Baldazar; è qui che doveva spezzare il suo vigilato sepolcro; che doveva - la prima volta dopo la morte - rivedere la dolce luce della terra e dei cieli; che doveva erigersi in simbolo e, al tempo stesso, sentirsi alfi.ne come in casa propria, in famiglia, e piangere con noi, com'Egli sapeva piangere e sorridere, con noi, come Egli sapeva sorridere e gittare con noi a tutti i venti della sto- .. 329 ·Biblioteca Gino Bianco

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