Umberto Terracini e altri - Matteotti

bene raccogliere con un sorriso una 1 ale confessione della classe dominante che, tutto quel che le resta ormai, è solo di tentare di ritardare l'avvento delle classi lavoratrici, ma che impossibile è più impedire loro di prendere possesso del domani che appartiene al lavoro. Rispettate i nomi di Matteotti e di Buozzi! Giù le mani da questi artefici di una lotta, che impegna tutt'oggi il popolo contro una infausta politica ancorata alla disoccupazione e alla miseria; contro l'intendimento di aggirare e far cadere un'altra volta le libertà, arrogandosi il monopolio della democrazia a esclusivo profitto della classe dominante e dei lacchè che la servono; contro le alleanze aggressive e i blocchi militari, e i foIli tentativi di intimidazione cui non si teme di ricorrere, esercitandosi nell'impiego di mezzi terrificanti di distruzione, capaci di annientare la civiltà e di cancellare ogni traccia di vita dalla faccia della terra. Siamo i primi a rendere al popolo lavoratore, e a volere salvaguardato da esso, il retaggio di questi Martiri della lotta socialista. Siamo noi a dire che questo sacro patrimonio non può essere possesso di un partito, ma che in comune esso appartiene alle organizzazioni di lotta degli sfruttati e degli oppressi, che erigono pietra su pietra, con la costruzione di ogni giorno, il futuro della umanità libera. Leviamo in onore di Matteotti, in questa sua terra, congiungendo al nome di lui quello di Buozzi, le rosse bandiere che da sessanta anni sono segnacolo della ascesa della classe operaia in questa nostra Italia! ; - le rosse bandiere che sotto il ventennio della spietata dittatura capitalista, si ine:r;picarono tante volte ardimentose, il Primo Maggio, sulle più alte ciminiere, a significare che i lavoratori non piegavano; - le rosse bandiere, che guidarono al combattimento sui campi di Spagna; 323 Biblioteca Gino Bianco

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