chiusa la Direzione del Partito Unitario, davanti ad una sfacciata presa di posizione dei capitolardi, a seguito di un colloquio di D'Aragona con Mussolini. « Lasciamo volenti-eri a Baldesi ed ai suoi seguaci - scriveva - l' affermazione che « al Sindacato spetti la di/ esa degli interessi immediati dei lavoratori >>••• Per conto nostro, noi socialisti, l'abbiamo sempre respinta, poichè ogni azione, anche economica, volevamo sempre i.spirata alla difesa dell'interesse mediato di tutti i lavoratori, cioè di tutta la collettività produttrice >>. Matteotti non esitò allora a bollare, con irrepetibile giudizio, quella che egli denunziava come una torbida cc politica di anticamera, nella quale si vuole abbassare l'organizzazione massima dei lavoratori italiani >>. Questo altro mostruoso assassinio politico concludeva col sangue il ciclo efferato che si era aperto col sangue. E se il martirio primo aveva chiamato alla unità le forze socialiste, questo secondo, che consacrava l'opera decennale data congiuntamente dai socialisti e dai comunisti nell'interesse della generalità dei lavoratori italiani, era suggello alla fraterna emulazione dei due Partiti della classe operaia nelle lotte sostenute per il bene del popolo. Cadeva Buozzi come grande protagonista della Resistenza, di quella Resistenza cui Matteotti, presàgo quasi di e$sersi portato alle soglie dell'immortalità, aveva con l'esempio sospinto. Ordunque, se povera, miserabile attestazione di impotenza e di egoismo imbelle, devesi giudicare il tentativo cui assistiamo, di porre esclusive di partito su figure come quelle di Matteotti e di Buozzi; tanto più ipocrita e risibile appare il proposito, che si manifesta da parte della borghesia di riporle nel famedio dei grandi della patria. Solo commiserazione merita questa presunzione temeraria di rilasciare agli eroi della lotta proletaria diploma in carta bollata di aver ben meritato della patria capitalista. Possiamo 322 Biblioteca Gino Bianco
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