Umberto Terracini e altri - Matteotti

se coloniali, o comunque schierarsi dalla parte della guerra, fu cacciato con moto unanime e isolato dalla generale condanna. E come non mai si videro questi uomini accampare gli interessi della democrazia, per dare una mano alla classe dominante nel reprimere l'esercizio delle fondamentali libertà del proletariato e delle masse popolari, così mai si vide dare adesioni da essi a macchinazioni belliciste, ed usare della parola pace e della parola neutralità, se non nel loro significato più semplice e genuino, nella loro accezione integrale, che esige la avversione radicale e intransigente della guerra. Matteotti d'altronde stava ancora più avanti indubbiamente di tutti loro, in quanto a rigore logico e a fermezza di sentire, per via di una coerenza tanto più stretta recata da lui nell'azione, alla quale, più che non alla dottrina, era vocato. Ricordiamo come egli tenesse ad essere chiaro fino in fon• do, nella denunzia che faceva in Parlamento delle violenze cui si abbandonava la classe dominante, armando la mano al fascismo; e volgesse la sua protesta in un mònito, con questa fiera professione di fede, che consegnava ai venturi combattenti : « Noi non ci lagnamo della violenza fascista. Siamo un partito che non si restringe dentro una semplice competizione politica, che non aspira a successione di Ministeri, che vuole invece arrivare ad una grandiosa trasformazione sociale e, quindi, prevede necessariamente le violenze, sa che, ledendo una infinità di interessi, ne avrà delle reazioni più o . le ' meno vw nte. . . . ». .- Esattamente a venti anni di distanza dall'assassinio di Matteotti, un altro socialista, con lo stesso freddo calcolo che aveva presieduto al delitto di venti anni prima, veniva vilmente trucidato. Era Bruno Buozzi. La vittima designata era stata prelevata dal carcere, come era stato strappato Matteotti dalla tribuna parlamentare. Il carcere infatti era diventato, nel ventennio di 320 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==