Umberto Terracini e altri - Matteotti

' I re come Matteotti avrebbe mai potuto concepire di disgiungere la causa della libertà, secondo gli abusati artifizi cui ha sempre fatto ricorso ogni processo di reazione sociale, dalla lotta per l'emancipazione economica del proletariato. Questo semplicemente ci appagheremo di dire, fondandoci sul lucido e sferzante giudizio che Matteotti dava del fascismo come sgherro del capitale, inchiodandolo al muro con una gelida definizione che lo trapassava da parte a parte : « Esso è reazione non tanto contro gli atti di violenza deplorati, quanto contro le conquiste economiche del proletariato >>• La sua accusa colpiva in pieno viso la grande borghesia capitalista come diretto mandante dei delitti consumati dal fascismo: « Si vuole agire sullo Stato, perchè sia negato il diritto di organizzazione e di sciopero ai lavoratori ». Una volta per tutte, poi, spieghiamoci chiaro a confronto dei ciurmadori che allungano le mani sull'eredità del Martire. A nessuno è dato di vi - vere sulle benemerenze del proprio passato, sottraendo gli atti che compie nel presente al giudizio del popolo. Ne~suno, che abbia mai concesso un sol palmo di terreno ai nemici del popolo, può pretendere di campare di rendita, diciamolo brutalmente, sul proprio antifascismo passato. Tanti e tanti, che furono maestri o discepoli di Matteotti, fautori nei loro anni del gradualismo riformista contro le necessità e le crudezze della rivoluzione, sarebbero da nominare a questo proposito, per osservare che mai nessuno di essi concepì di subordinare a pretese superiori esigenze del lo Stato borghese le rivendicazioni sacrosante dei lavoratori. E' vero infatti che quando alcuno osò, di tra le file socialiste, pronunziarsi per le impre319 Biblioteca Gino Bianco

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