Umberto Terracini e altri - Matteotti

• I Braccate ferocemente dalle masnade fasciste, le masse operaie e popolari del nostro paese avevano subito attonite la centrifugazione violenta del movimento operaio, che si operava nelle loro carni con la ineluttabilità e la spietatezza di un processo storico, necessario a disincagliarlo dal fondale in cui si era arenato, per rilanciarlo in acque libere. Le cause di questo sconvolgimento traevano da lontano, da tanto pìù lontano di quel che non potesse abbracciare la visuale degli stessi protagonisti di così fiera contesa intestina. Esse non poterono essere dominate che dopo una serie di contrastanti esperienze, che si protraggono fino al 1934. Proprio da queste esperienze pertanto venivano rosi silenziosamente, anno per anno, gli ormeggi che trattenevano nel passato il movimento operaio italiano. Furono infatti queste esperienze, vissute dolorosamente, ma vissute non invano dalle masse popolari del nostro paese, la matrice della unità ricompostasi nell'azione e ridata alla lotta comune. Si facciano indietro i pigmei, coloro che si sono rimpiccioliti appartandosi dalla lotta, e che cercano di farsi alti sui trampoli forniti loro compiacentemente dal governo borghese. Rileggano le parole sdegnose che Matteotr ti buttava in faccia a Giolitti, levandosi contro le violenze fasciste. « Noi non abbiamo da invocare governo alcu.no al servizio nostro >>. Non vi domandiamo nulla, perchè « non ci fid,eremmo di un servitore come voi, che sarebbe sempre in/ edele! ». Matteotti non appartiene davvero ai filistei, che spaccano la lettera e si rifiutano di accogliere lo spirito del suo testamento politico. Matteotti di certo non fu soppresso, e non furono per due mesi contese al popolo le sue spoglie, nella tema che potessero attizzare l'incendio, perchè la borghesia avesse alcunchè da attendersi dalla posizione che aveva preso 317 · Biblioteca Gino Bianco ,.

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