dentesca nell'antifascismo, fu attratto per ribellione al socialismo dall' assassinio di Matteotti. Tanti altri furono, sotto la suggestione di questa epica tragedia, come me, ad eleggere a disciplina della loro vita la milizia socialista, in un momento così intorbidato dalle passioni. Erano giovani che non volevano saperne tuttavia delle correnti contrastanti nelle quali si era diviso il socialismo italiano, e questo è precisamente il tratto che voglio sottolinea - re a voi. L'evento, proprio per essere tanto smisurato, suggellava la loro vocazione, semplicemente, alla causa della classe operaia e del popolo. E' quasi una confessione, questa che faccio a voi giovani compagni, sapendovi in grado di trarne una indicazione. In quelle lontane nostre esperienze potrete rinvenire infatti i tratti storicamente originari del drammatico travaglio che viene ingenerato ogni giorno nella nostra azione di socialisti dalla consapevolezza di essere tenuti ad una disciplina ideale di lotta, dico a quella di militanti della classe operaia, che sovrasta alla stessa disciplina di Partito. V'era molta ingenuità in quei giovani, non v'è dubbio, che era prova di una esperienza ancora acerba, ma li animava anche una grande fiducia riposta nella vita. Li moveva la intuizione delle vie che sarebbero state immancabilmente dischiuse dalla azione, poichè per altre vie la vita, la lotta indirizzata al domani, non avrebbe potuto avanzare. Solo a 23 anni distanza, quando fu pubblicato l'epistolario di Turati, dovevo trovare riflesso già, con anticipazione impressionante, nelle ultime lettere del Martire, così crude e così pregne di fato, il fremito di tanti giovani che s' eran protesi verso l'azione, e la bruciante delusione insieme che avrebbero sofferto. Sembrami dunque lecito asserire che la incommensurabile portata poli312 Biblioteca Gino Bianco
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