Umberto Terracini e altri - Matteotti

' I Risuona ancora viva, in questa terra, la invettiva che Matteotti lanciava in piena Camera, nel marzo del 1921, al Governo della resa, che copriva le brigantesche imprese delle squadracce e delle bande armate fasciste: « Ma vi levaste almeno di mezzo voi del Governo - egli esclamava - ... e noi sapremmo mettere a posto i briganti! )). Da chi era stata mai scatenata quee:ta notte di San Bartolomeo sul• Polesine?, quale sorta di lotta era mai questa?, interrogava egli nella veemente denunzia, incalzando con una risposta che troncava il fiato, come una sentenza di condanna: « è la l.otta agraria )). cc Gli agrari volevano rompere i patti - qui stava la questione - perchè volevano - proseguiva freddo come una lama - rompere le organizzazioni proletarie >>. Quando, antesignano della Resistenza, già andava eretto incontro alla morte, Matteotti gridava come una invocazione, sfogando in una lettera a Turati la sua ambascia: cc Cerco la vita! ». E' in lui una virile volontà, che di giorno· in giorno si indurisce, e si caricherà per tutti del peso che si scaricano di dosso i neghittosi e i pavidi, coloro che cercavano riparo nella saggezza, sol perchè volevano vivere. cc lo non intendo più oltre assistere a simile mortorio - proclamava fremente -. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il fascismo. Per vincerla bisogna inacerbirla ». Sono asserzioni spoglie d'ogni enfasi, brevi e secche, nitide e dure come scolpite nel marmo. La vita lo riempie e pulsa in lui generosa, manifestando prepotente il bisogno, l'ansia dell'azione. Egli non accettav~ di ~gurare come comparsa soltanto sulla scena politica. Avrebbe voluto confondersi con il popolo percosso dalla violenza fascista. Sentiva vivo l'impulso ad operare alla stregua del più modesto militante di base. 5uttosto che sedere allo scanno della Segreteria, avrei voluto, soggiungeva 309 Biblioteca Gino Bianco

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