Umberto Terracini e altri - Matteotti

• I E' la grande luce del martirio che illumina tutta la società italiana e giunge fino agli estremi confini della terra. Gli avvenimenti hanno il ritmo incalzante delle vigilie rivoluzionarie. Chi non ha vissuto quegli eventi non può rendersene conto. In realtà noi non vivevamo una vigilia rivoluzionaria, ma l'epopea di un eroe che anticipava di venti anni l'epopea di un popolo. L'angoscia dell'attesa dopo la scomparsa di Matteotti, lo schianto di dolore d~i lavoratori impotenti dopo la rivelazione del delitto, le parole vendicatrici di Turati, la secessione dell'Aventino, la pavidità del dittatore e poi, passata la tempesta, la sua burbanzosa jattanza, e su tutto il nome di Matteotti, le sue ultime parole, il suo supremo messaggio. L'Italia pure in catene è come riconsacrata, e Matteotti, per tre volte sollevata la sua bara dai braccianti del Polesine in un gesto solare prima di essere calata nella terra materna, riposerà in una luce di gloria come se attendesse la fine della lunga notte della dittatura per risvegliarsi. Sono vicende note, ma ogni volta che le ricordiamo un brivido ci pervade. Trent'anni sono passati da quel giorno, e oggi ci troviamo qui uniti in fraterna comunione uomini di quella generazione e delle generazioni che sono venute poi in un atto di devota gratitudine civica verso Colui che ci ha dato morendo la più alta lezione di Socialismo. Terribili prove ha subìto il nostro Paese ed il Mondo in questi trenta • anni. Terribili prove sta subendo oggi, e l'avvenire appare precario, misterioso, ostile, ma sempre, quando nel fluire torbido degli eventi sentiamo la necessità morale di una testimonianza incrollabile, il bisogno di un insegna301 Biblioteca Gino Bianco

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