• I E i doveri che la vita imponeva alla generazione di Matteotti era- . . no unmak11. Nell'urto brutale con la rocciosa realtà della guerra il mondo degli inizi del secolo si trasforma rapidamente. Anche prima erano crollati imperi e anche prima civiltà millenarie erano scomparse senza quasi lasciar traccia di sè. Ma mai prima di allora si era vista una così profonda crisi di valori, un co·sì turbinoso agitarsi di inquietudini, una ricerca più affannosa di nuove certezze o un abbandono più disperalo di antiche fedi. Anche il Socialismo che pur aveva individuato lucidamente le cause della guerra e che dava la risposta più umana a tutti i problemi umani era rimesso in discussione. . Il soffio rovente della guerra inaridiva nel profondo le radici da CUl per un secolo era germogliata la vita civile, nell'atto stesso in cui semi vele• nosi prima appena visibili si schiudevano in fioriture strane e mostruose. Il capitalismo imperialistico usciva dal conflitto da lui scatenato sotto il peso di una condanna irrevocabile. Si era pensato che il capitalismo fosse la causa unica e ultima della guern.t e che nella lotta contro il capitalismo si riassumessero tutti i motivi delle lotte contro ogni forma di violenza e di oppressione. La visione era parziale. Certo il capitalismo è causa di guerra, ma non l'unica. Il capitalismo è una delle forme sociali in cui si incorpora la violenza e l'oppressione, ma altre ne possono sorgere in cui violenza ed oppressio• ne generatrici di guerra si installano minacciose. La generazione di Matteotti vive questa dura esperienza e Matteotti più di ogni altro ne estrae insegnamenti essenziali. Biblioteca Gino Bianco
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