. ' cettava tutte le conseguenze della sua posizione di ribelle : le persecuzioni, la impopolarità, le calunnie. Contrario alla guerra, nel maggio « radioso » del 1915 tenne un comiiio di protesta a Rovigo e previde una guerra lunga, difficile, disastrosa anch-e per i vincitori. Tale discorso ripetette al Consiglio Provinciale. Fu processato per .disfattismo e condannato. Si difese serenamente, riaffermando la legittimità e la umanità del suo operato. Nei suoi discorsi nessun lenocinio oratorio ma la scarna esposizione della verità, documentata. Quando il 30 maggio 1924 pronunciò alla Camera il famoso discorso, che fu tutto un atto d'accusa, coraggioso ed implacabile, che investiva la legittimità stessa del Governo, per tutti i brogli, le corruzioni e le violenze esercitati nel periodo elettorale, la sua fine poteva ritenersi ormai segnata. Matteotti ben sapeva che le gerarchie fasciste non gli avrebbero mai perdonato quel discorso, soprattutto perchè documentato. Ai colleghi, che alla fine di esso lo complimentavano, rispondeva, sorridendo amorosamente, che potevano ormai preparargli l'elogio funebre! ... Ed alla morte andò incontro, volontariamente, serenamente. Non bada agli avvertimenti .degli amici presaghi della sua sorte, tranquillo, nella sua coscienza, per il dovere compiuto. Si era progettata la sua soppressione in treno, nell'occasione di un suo viaggio a Vienna_ per un congresso socialista ed il Governo si era affrettato, premurosamente, a rilasciargli il passaporto ... Il sicario era stato già scelto, ed era pronto per la esecuzione senonchè il viaggio fu sospeso ed allora si dovette modificare il programma. 283 Biblioteca Gino Bianco
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