Umberto Terracini e altri - Matteotti

Cristo, per esporre l'una o l'altra a seconda che sbarcavano gli uni o gli altri. Egli combatteva per vincere o morire. Ritorniamo a Matteotti per assicurarlo che anche noi, pur non essendo della sua tempra d'acciaio, vogliamo essere forti, non armati dei soli nostri dolori e tanto meno di ostentate mortificazioni ed umiliazioni, specialmente di fronte agli stranieri che ci guardano e ci controllano in Italia e fuori di Italia. Non dimentichiamo che noi non ci sentiamo i soli responsabili e colpevoli del regime fascista. Quando faremo la storia dimostreremo che anche restero è responsabile più di noi o per lo meno quanto noi. Ciò precisato, riconosciamo le nostre responsabilità co1lettive ed individuali. A parte le responsabilità criminali che non sono argomenti di politica, ma sono elementi da tribunale, responsabili siamo noi stessi oppositori che contro il fascismo non sapemmo forse lottare a sufficienza pur avendo sofferto - per il nostro antifascismo - il carcere, il confine o l'esilio. Responsabili sono gli stessi antifascisti che non presero la tessera, si appartarono, rinunciarono a tutto, ma non seppero agire. Responsabili sono coloro che pur essendo stati antifascisti per onestà e convinzione, si piegarono davanti al fascismo e - come prigionieri del fascismo - presero la tessera e del fascismo accettarono il fatto. Responsabili sono i fa scisti in buona fede che del fascismo accettarono o subirono tutte le malefatte e tutte le colpe. Responsabili e colpevoli sono soprattutto coloro che del fascismo furono gli artefici e i sostenitori: e questi ultimi devono pagare. Ma da queste generali responsabilità non devesi dedurre che dobbiamo vestire il sacco òella penitenza e coi piedi scalzi e con la corda al collo e col capo cosparso di cenere inginocchiarci ed implorare dal mondo con umiltà e servilismo pietà, aiuto e misericordia. Tanto più che le caste dirigenti e reazionarie del276 Biblioteca Gino Bianco

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