Umberto Terracini e altri - Matteotti

Così s'era condotto contro tutti i ministerialismi, senza piegarsi mai. Nel '21, al prefetto di Ferrara, che lo chiamava in un momento critico della lotta agraria, aveva risposto per telefono: << Qualunque colloquio tra noi è inutile. Se lei vuole conoscere le nostre intenzioni, non ha bisogno di me perchè ha le sue spie. E delle sue parole io non mi fido >>. Non fu mai visto cedere alle lusinghe degli uomini del potere costituito nè salire volentieri le scale della Prefettura. S'era così creato intorno a lui una atmosfera di astio pauroso da parte degli agrari: mentre lo stimavano capivano che lo avrebbero avuto nemico implacabile. Il 12 marzo 1921 Matteotti doveva parlare a Castelguglielmo. La lotta si era fatta da alcuni mesi violentissima; s'era avuto in Polesine il primo assassinio. Quel sabato egli percorreva la strada in calesse e Stefano Stievano, sindaco di Pincara, gli era compagno. Ciclisti gli si fanno incontro dal paese per metterlo in guardia: gli agrari hanno preparato un'imboscata. Matteotti vuole che lo Stievano torni indietro e compie da solo il cammino che avanza. A Castelguglielmo si nota infatti movimento insolito di fascisti e soldati, una folla armata. Alla sede della Lega lo aspettano i lavoratori e Matteotti parla pacatamente, esortandoli alla resistenza; ad alcuni agrari che si presentano per il contraddittorio rifiuta; era una vecchia tattica, quandQ costoro volevano trovare un alibi per la loro violenza, parlare ingiuriosamente ai lavoratori per provocarne la reazione e farli cadere nell'insidia. Matteotti si offre invece di seguirli solo e di parlare alla sede agraria: così resta convenuto e dai lavoratori riesce ad ottenere che non si muovano per evitare incidenti più gravi. Non so se il coraggio e l'avvedutezza parvero provocazione. Certo non appena egli ha varcato la soglia padronale - attraverso una doppia fila di armati - dimentichi del patto gli sono attorno furenti, le rivoltelle in maBiblioteca Gino Bianco

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